Proprio quando ci sembra che il power-prog metal abbia ormai detto tutto e la miriade di gruppi giovani ci lascino insoddisfatti con i loro "scialbi" lavori privi di fantasia e personalità, escono fuori come dal nulla a salvarci da questa sensazione di insoddisfazione band come i Circus Maximus che con questo "Isolate" fanno un enorme passo avanti rispetto all'album d'esordio almeno per quanto riguarda l'originalità e l'aspetto compositivo. L'incredibile tecnica dei cinque è difatti, e non poteva essere altrimenti, sempre la stessa. Non si tratta però di di quel metal iper tecnico che appartiene a nomi come "Zero Hour" o "Spiral Architect"e che, da quello che ho potuto constatare, è molto in voga tra le pagine di DeBaser, ma semplicemente del più tradizionale progressive metal in pieno stile Dream Theater e Symphony X, partorito da cinque ragazzi norvegesi, che hanno avuto l'ispirazione giusta per comporre otto bellissime canzoni e uno strumentale di discreta intensità.

Nonostante la copertina del disco sia piuttosto tetra non bisogna però lasciarsi ingannare,il sound del quintetto sa essere spesso malinconico e condito da un pizzico di drammaticità ma anche gioioso e romantico in canzoni come "Arrival of love" e "From childhood's hour": proprio in queste due canzoni si può notare un'influenza di stampo anni ottanta tipica di gruppi come Europe o anche i primi Bon Jovi. Essa è una caratteristica che traspare anche nelle altre composizioni dell'album, si adatta benissimo alla splendida voce del singer Michael Eriksen e rende a mio avviso il sound del quintetto irresistibile e di grande intensità, a suo modo originale, fresco rispetto agli ormai sterili grandi gruppi che nel passato hanno fatto la storia del prog metal. In "Isolate" non troviamo i tecnicismi e le lunghe (e spesso inutili) parti strumentali di "Symatic chaos"; le parti strumentali e i tecnicismi si ci sono, ma sono moderati sottomessi al buon esito della performance. Non troviamo in questo album il power "ruffiano" di "Paradise lost" dei Symphony X, la componente power è si presente ma anche essa moderata perchè le composizioni non perdano di pathos e la band non perda l'obbietivo principale prefissatosi, creare qualcosa di bello che tocchi le emozioni dei loro ascoltatori.

Ogni brano del disco è un piccolo gioiellino, il livello resta alto dall'inizio fino alla fine, l'unico calo si ha forse con la strumentale "Sane no more", leggermente banale ma non brutta, ascoltabile nella sua complessità tecnica. Il tastierista fa un lavoro incredibile degno di Jordan Rudes ma ha anche il merito di dare alle composizioni quel tipico sound dal sapore ottantiano di cui parlavo in precedenza. Le doti, l'estensione vocale e il bellissimo timbro di voce del singer sono elementi che si abbracciano all'accompagnamento strumentale in uno sposalizio inscioglibile; Senza questo singer secondo me il gruppo perderebbe parte del suo fascino e sarebbe veramente difficile sostituirlo. Che cosa manca dunque a questa band? Una sola cosa, regalarci un superdiscone che possa essere considerato capolavoro vero e proprio del prog metal insieme ai vari "Images and words", "Carved in stone" degli Shadow gallery e..... insomma ci siamo capiti.

Oggi con "Isolate" i Circus Maximus hanno fatto il loro grande passo avanti staccandosi dall'ombra dei loro predecessori, creando un prodotto con una propria personalità godibile dall'inizio alla fine, ma io voglio che il prossimo album della band faccia gridare al miracolo gli amanti del genere.

Carico i commenti...  con calma