E' davvero strano come quando si ama un genere di musica e si decida di setacciarne ogni singolo album, ci accorgiamo che alcuni di questi, quasi completamente sconosciuti alle masse, si rivelino dei veri e propri capolavori assoluti di tale corrente musicale...
Questa è uno di quei piccoli frutti rimasti celati dai più grossi, ma non necessariamente più gustosi.

Correva l'anno 1972 e nel panorama mondiale il Progressive aveva già donato molti dei suoi capolavori.
Nella città di Basilea quattro giovani musicisti decidono di iniziare un progetto musicale chiamato Circus ispirandosi ai più grandi gruppi britannici, ma rimanendo comunque incredibilmente originali e artistici. Tale progetto li vedrà uniti per quasi un decennio, e sfornerà tre dischi in studio e un live.

Il primo periodo del gruppo produce una sorta di primo repertorio di brani, eseguiti quasi ogni giorno nei vari palchi tedeschi e svizzeri. Grazie a tali eventi organizzati, i Circus ottengono una buona fama e un buon seguito di appassionati.
Nel 1976 esce il primo lavoro del gruppo, non propriamente progressive, più virante verso il jazz e il folk, ma con qualche vago ricordo dei Jethro Tull e del panorama di Canterbury.
Ma è il 1977 l'anno della vera consacrazione : esce lo splendido "Movin' on", l'album che mi accingo a recensire, contenente 5 eccellenti pezzi, tra i quali l'omonima suite e la splendida "Dawn", uno dei più espressivi momenti del Progressive mondiali.

Con questo album, il quartetto raggiunge la perfetta maturazione, il nuovo suono raggiunto è molto, scusate la definizione, "disciplinato": quasi una sintesi tra King Crimson, Van der Graff Generator e Gentle Giant, rimanendo comunque sia unico e incredibilmente originale.

Vi è quasi totale assenza di chitarra elettrica e di tastiere.
Ci troviamo di fronte a quattro veri e propri fenomeni, ognuno padrone del proprio strumento. Il ruolo dominante spetta ad Andreas Grieder, sassofonista e flautista, che dipinge complicati e immaginari arabeschi di una così densa fantasia che la si può quasi toccare. Le percussioni sono affidate ad uno dei più grandi musicisti e compositori del periodo, stiamo parlando di Fritz Hauser, vero e proprio genio della batteria, e abilissimo percussionista. Marco Cerletti, unico musicista del gruppo non Svizzero, contorna le varie parti di sax e flauto con splendide linee di basso e chitarra 12 corde, a volte melodiose, altre più contorte ed inseguibili, quasi confusionarie. Roland Frei è il cantante e secondo sassofonista del gruppo, il timbro della sua voce non è il massimo, ma l'espressività con cui canta è davvero da applaudire!

Il disco si apre con "The bandsmen", pezzo dalle tinte lievemente pop, fantasioso ed intenzionalmente più facile dei seguenti... Notiamo subito la perizia e la fantasia del gruppo, l'onnipresenza dei fiati di Grieder e Frei e l'incredibile bravura di Cerletti nel suonare il basso: davvero sorprendente... stiamo comunque parlando del pezzo meno bello del disco!
La leggera degressione finale di "The bandsmen", ci conduce ai delicatissimi arpeggi di "Laughter Lane". Questo è il primo pezzo in cui si può capire appieno l'ispirazione del gruppo, inoltre abbiamo il primo, breve, "regalo" di Hauser: uno splendido quadretto di Xilofono. Intorno al terzo minuto il pezzo si carica di energia e sprigiona uno splendido assolo di Sax di Grieder, a ricordare i migliori Van der Graaf, e per chi ha avuto il piacere di sentirlo, anche il Mc Donald solista...
Si passa a "Loveless time", pezzo ancora più ispirato del primo, con ottimi cambi di tempo e fantasiosi contorni di batteria e Xilofono. Frei può far sfoggio in questo pezzo più che negli altri delle sue doti canore, ma l'alloro, questa volta, lo merita l'"Atletico" Cerletti, autore di un immenso e pandemonico mosaico di basso nella parte secondaria del pezzo.
Finalmente arriviamo al massimo apice del disco, il bacio di Euterpe, uno dei momenti più espressivi della musica tutta... "Dawn". Come ci suggerisce il titolo, il brano, questa volta strumentale, vuole descrivere un'alba: vi siete mai fermati ad osservare nel buio il lento schiarirsi delle cose, illuminate dal leggero nascere del vecchio , ma sempre nuovo, sole? Hauser, il compositore del pezzo, ha provato a descrivere, previo solo note, questo splendido momento naturale. Incredibile come la musica possa essere così espressiva: il pezzo è un incatenarsi di note, un susseguirsi di percussioni, (tra tutte vibrafono e Xilofono) sax, basso e flauto. Come non immaginare, ascoltando tale pezzo, il risveglio della natura?
Splendido vero? Ora entra il plate de resistance... la suite "Movin' on", degna di essere comparata alle più celebri "Supper's ready", "Lizard" e "A plague of lighthouse keepers". Si parte con il tema di "The bandsmen", questa volta incredibilmente stravolto e percussivo: Hauser è la prima donna del pezzo...
Piano piano si aggiungono il sax e il flauto di Grieder, il climax diventa ancora più intenso e inciso da possenti cori. Tale incredibile apertura viene ammorbidita da una più leggera parte cantata, e, intorno al sedicesimo minuto inizia la sezione che io amo di più: una splendida performance di Hauser allo Xilofono (non mi stancherò mai di riconoscere l'originalità di questo incredibile artista). Il pezzo si conclude con una eruzione strumentale, guidata da un possente sax: che gran pezzo!!!!

Posso consigliarvi vivamente l'acquisto di questo album: un disco da prendere a scatola chiusa e da custodire orgogliosamente!

Carico i commenti...  con calma