Tratto dall'omonimo romanzo di J.M. Coetzee, colonna portante del film è un tema eternamente attuale: l'impotenza di empatia, sensibilità ed intelligenza davanti alla brutalità di chi vede nella prevaricazione di altri esseri umani, arbitrariamente giudicati inferiori, una condizione naturale e immutabile. Terreno fertile in un periodo di migrazioni massicce e retorica insopportabile, da parte di entrambi gli schieramenti, come questo.

La trama è molto semplice: in epoca imprecisata, al limitare di un non meglio identificato deserto, un insediamento di coloni di un fantomatico Impero, viene amministrato con buonsenso e rettitudine da un magistrato di cui non viene mai fatto il nome (Mark Rylance). Tutt'altro che persuaso dall'idea gli autoctoni, i barbari del titolo, costituiscano una minaccia per la sua nazione, ne studia la storia e la cultura mosso da genuino interesse antropologico. Il regime di convivenza pacifica tra i due popoli che è riuscito a instaurare però, inizia a scricchiolare malamente quando sul posto viene inviato il colonnello Joll (Johnny Depp), inflessibile nella sua convinzione i locali si stiano organizzando per muovere guerra all'Impero. Prontamente assistito dal suo tirapiedi Mandel (Robert Pattinson), dà quindi inizio a una serie di interrogatori in cui il ricorso alla tortura è la regola, estorcendo confessioni non attendibili ai malcapitati di turno. Ogni tentativo del magistrato di porre un freno a tanta violenza immotivata si rivela vano, finendo anzi egli stesso sul banco degli imputati per alto tradimento, in seguito all'aiuto fornito a una ragazza barbara di cui si è invaghito.

Nonostante cerchi in tutti i modi di barricarsi dietro la rilevanza degli argomenti dibattuti, il film fallisce clamorosamente nel rendere lo spessore dell'opera originale. Doppiamente deludente se si tiene conto del fatto la sceneggiatura sia stata curata dallo stesso Coetzee, che semplifica e banalizza i dialoghi da lui stesso scritti quarant'anni or sono, depauperandoli di molti spunti di riflessione interessanti. Alcune scelte registiche infelici, tra cui l'uso col contagocce dei campi lunghi in un'ambientazione che ne consentirebbe di suontuosi, passaggi troppo repentini da una scena all'altra che tra l'altro, immagino rendano piuttosto difficoltoso capire cosa stia succedendo a chi non ha letto il libro, nonché la mancanza di musica in momenti in cui il pathos dovrebbe essere a mille, alimentano la spiacevole sensazione di stare abbandonando la sala senza aver visto nulla.

La presenza di Depp e Pattinson pare giustificabile solo con l'esigenza di attirare la gente al cinema, dato che entrambi si limitano a eseguire il compitino, senza far risaltare minimamente la lucida spietatezza che dovrebbe caratterizzarne i personaggi. Decisamente meglio Rylance nel ruolo principale e la modella mongola Gana Bayarsaikhan in quello della ragazza barbara, anche se purtroppo il rapporto tra i due risulta trattato nella medesima maniera spartana e asettica, croce dell'intera pellicola.

Narrativamente debole, modesto nella messa in scena, semplicistico nell'adattamento. Non saprei dire se è più un'occasione sprecata o la dimostrazione certi modi di raccontare le storie, funzionino bene solo sulla carta.

Carico i commenti...  con calma