“Drone studies”, ovverosia il barocco e la ripetizione.

Il vocabolo “drone” ha in sé una interessante polisemia.

Esso significa tanto rumore fisso e costante, o ronzio, quanto fuco (maschio di ape). In senso traslato, esso significa anche bordone, cioè accordo prolungato per tutto lo svolgimento della composizione, il quale — come nel basso continuo del barocco— plasma il tono della composizione stessa. Di fatto, nella drone music, esso coincide col primo senso: quello di ronzio, finendo per richiamare il secondo: quello di ape.

Nelle due tracce, nei due studi sul drone (“The Organ That Made You Bleed” e “One Bee”) che la violoncellista Clarice Jensen ha pubblicato su cassetta lo scorso settembre, il ganglio semantico ronzio-ape-bordone viene esplicitamente a galla. Quello che qui sembra di poter scorgere, è che, a partire da un certo numero di componenti base:

- cluster di varia natura

- ripetizioni di accordi per violoncello

- variazioni minime

venga a costituirsi, per continuità e giustapposizioni, un organismo vivente, la cui vita è però, come le api vere, piuttosto breve: 27 minuti e 14 secondi.

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