“Nessuno tra i giovani scrittori americani sa far vibrare la nota del terrore cosmico con la stessa maestria del poeta, artista e posatore californiano Clark Ashton Smith, i cui bizzarri componimenti, disegni, dipinti e novelle fanno il diletto di poche anime ricettive.”
In questa maniera H.P. Lovecraft presenta Clark Ashton Smith nel suo saggio L’orrore soprannaturale in letteratura. Giudizio in retrospettiva forse troppo generoso ma che, in ogni caso, metteva in luce le qualità di fantasista cosmico di questo scrittore. Anche in Italia, dopo anni di oblio, finalmente si è mosso qualcosa. Prima è stata la volta di Atlantide e i mondi perduti a cura del compianto Giuseppe Lippi e ora di questo Iperborea e oltre, volume di Clark Ashton Smith appena uscito nei Draghi Mondadori che farà sicuramente la gioia di quanti stavano impazzendo sul mercato collezionistico alla ricerca dei volumi della Fanucci (collana “I Miti di Cthulhu”) come Le metamorfosi della terra e appunto Hyperborea che ormai sono quotati in maniera eccessiva (anche 100-150 Euro a copia). Detto questo, nel libro curato e tradotto da Massimo Scorsone troviamo anche numerosi inediti fra cui molte delle sue splendide poesie provenienti dalla raccolta Ebony And Crystal. In particolare Il mangiatore di hascisc è un vero e proprio capolavoro di poesia decadente e bizzarra in cui risaltano tutte le caratteristiche di questo autore che, per il citato Giuseppe Lippi, era da considerarsi alla pari di H.P. Lovecraft per potenza immaginativa. Più severo il giudizio di S.T. Joshi che, nella biografia su Lovecraft “Io sono Providence”, ridimensiona un po’, a suo parere, il valore di Clark Ashton Smith ritenendolo, fondamentalmente, un poeta. L’impressione in effetti è Joshi che non riesca a capire il culto di cui è oggetto. Indubbiamente non piace proprio a tutti e c’è chi lo ritiene datato. Ma è anche vero che gode dell’adorazione sfegatata di molti seguaci che lo considerano alla stregua di una divinità. A mio avviso si tratta di uno scrittore particolare, obiettivamente troppo barocco, ma che merita comunque di essere letto anche se, a differenza di Lippi, non lo considero alla pari di Lovecraft e reputo le sue sculture deludenti. Come poeta è invece molto notevole. Fra i racconti presenti in questo volume non posso non citare Sadastor, un vero e proprio capolavoro di cosmic horror che fa viaggiare la mente al di là del tempo e dello spazio. Ma anche Gli abomini di Yondo è una storia notevole, una sorta di poemetto in prosa pregno di un’atmosfera e di un’immaginazione delirante. In Il racconto di Satampra Zeiros compare invece per la prima volta la figura del dio Tsatthogua (poi utilizzato da Lovecraft in The Whisperer In Darkness). In Ubbo Sathla assistiamo a una sorta di regressione primordiale del protagonista, il giovane inglese Paul Tregardis che, mediante un cristallo rinvenuto da un rigattiere, si trasforma nello stregone Zon Mezzamalech. “La venuta del verme bianco” è invece una sorta di parabola biblica in nero, molto decadente e apocalittica. Da notare che molte di queste storie venivano inizialmente rifiutate dal direttore di Weird Tales Farnsworth Wright in quanto ritenute troppo indigeste per il lettore medio della rivista, cosa che non mancava di compiacere Clark Ashton Smith. Iperborea e oltre non dovrebbe mancare negli scaffali degli appassionati di weird.
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