Andy Clark e Mick Hutchinson compongono un duo che nei primi anni '70 ha inciso tre albums di ottima fattura, anche se il primo che è quello che descriverò è decisamente di un altro pianeta rispetto ai successivi "Retribution" e "Gestalt". Si tratta di un prog strumentale dove risalta in modo imponente la chitarra di Hutchinson, tant'è che mi trovo d'accordo con chi dice che questo disco anticipa di diversi anni i lavori dei nostri guitar heroes contemporanei.
Ma veniamo al lavoro in questione.
Un basso accompagnato dalle percussioni ci introduce all'inizio di questo arcano viaggio. Quando ascolto questa "Improvisation On A Modal Scale" mi viene in mente un circo: le percussioni sono i giocolieri, la chitarra una trapezista che vola da una scala all'altra e offre i numeri più spettacolari, il basso un clown che gira continuamente in cerchio sul suo monociclo... Tutto questo è un mondo a sè stante e quando cala il sipario ci si trova a dover dimenticare tutto quello che è successo in questa prima canzone. D'ora in poi il mio consiglio è quello di ascoltare la musica con le luci soffuse per creare la giusta atmosfera e poter apprezzare al meglio l'aspetto meditativo e riflessivo delle composizioni successive.
In "Acapulco Gold" c'è spazio solo per chitarra e basso: l'atmosfera è misteriosa e Mick è sublime nel disegnare questo affascinante mosaico sonoro. Nel pezzo seguente, "Impromptu In "E" Minor", ritornano le percussioni e la prima parte è affidata al piano egregiamente suonato da Andy; in seguito sarà la chitarra a fare sua la parte della protagonista fino al termine della canzone. "Textures in 3/4" inizia come la precedente solo che al posto del piano Andy suona il sax. Stavolta però la chitarra decide di intervenire prima e comincia a deliziare le orecchie con i suoi assoli; in seguito lascia spazio a un intermezzo di piano-flauto-tastiere ma solo per "riprendere fiato" prima del gran finale. L' atmosfera e la qualità rimangono inalterate anche nell'ultima "Improvisation On A Indian Scale". Come suggerisce il titolo si sta per intraprendere un viaggio in India: la nostra guida sarà manco a dirlo la chitarra di Hutchinson che stavolta suona per tredici minuti filati senza lasciare un attimo di tregua all'ascoltatore.
Sicuramente non è un disco di facile ascolto, di certo non deluderà gli amanti della chitarra "rockeggiante e dintorni" e chi predilige la musica che regala emozioni e immagini da contemplare e ammirare.
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