Ed ecco che con nonchalanche Chabrol ci fornisce il vero e proprio Pulp Fiction spurio da senzionalismi della cabbala hollywoodiana dove i giochi sono fatti e alla roulette esce fisso il 23, "buco di culo"...

Dove in Quentin c'era un cartone animato disneyano, in Claude c'è la vera essenza del marameo. Dove Tarantino cerca di piegare l'inevitabilità del tutto accade ad una predicazione violenta del libero arbitrio, Chabrol, con ludo straccionesco di chi ama la propria noia, dipana nell'impersonale il susseguirsi delle vicende puntando sul vade retro alle considerazioni illusorie dell' "io sono".

Il successo, il si salvi chi può, le macchinazioni, i calcoli, i piani, l'azione, col francese vanno a farsi friggere nel calderone del dispensabile dove invece si pesca il bluff e la beffa del capriccio momentaneo degli Dei che sanciscono (dipende di come gli gira il culo in quel momento) se la scamperai o no. Meno sangue freddo più sacrifici, meno considerazione della pellaccia più pass a livelli superiori di strizza, sennò c'è il pericolo che "le parole sgorghino insieme alla materia grigia".

Si punta tutto decisamente sull'inverosimile, rifuggendo verosimiglianze, per fare luce su realtà concrete dove il fattore tempo è escluso semplicemente perché inesistente, il "salotto" del "Signor K" lo dimostra. E si fluttua in un "io speriamo che me la cavo" che crea un divertimento aspro non noto, quel gigioneggiare nella burla cinica e spietata di come solo gli angeli rotti in culo sanno fare.

E la salvazione passa per il bruciarsi i peli anali, non col fuoco dell'inferno, ma con una luce paradisiaca che non risparmia conati di vomito nelle concitate benedizioni. E che vuoi che sia un dito rotto rispetto allo scalpello rompighiaccio che si ritrova nel cervello il malcapitato "portaborse" mafioso.

Il saper così "cadere dalle nuvole" dell'attore principale (Michel Serrault) è gustoso nell'evolvere la sua innata natura truffaldina, coadiuvata dal richiamo di sangue della figlia, amica, socia, compagna (una imprendibile Huppert) che corrobora la rincorsa all'allenamento alla "sòla" da dare vita natural durante non direttamente al soggetto di turno ma alla vita stessa. Il pacco, doppio pacco e contropaccotto innescato per, all'evenienza, non dico nel non farsi trovare dalla morte, ma avere il distacco di offrirgli un aperitivo.

E vi assicuro che per quell'arsura accumulata durante l'eternità la "Secca" non disdegnerà una momentanea refrigerazione risparmiandoti divertita, regalandoti momenti di immortalità corporale che solleticano il riaffiorare di un'anima accantonata e i suoi occulti trionfi nel cacarsi coscientemente sotto.

La panaché offerta dal transalpino ci fa lo stesso effetto. Champagne!

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