Amo questo film di Claude Sautet, uno dei registi francesi piû schivi e distanti da nouvelles vague varie ma capace di costriure e cesellare artigianalmente un cinema fatto di emozioni, di sentimenti, di romanticismo e non romanticheria e di insinuarsi lentamente nella psicologia e nel dolore dei personaggi.
Questo film, che in italiano è stato tradotto e non capisco come, col titolo "L'amante", giustamente in francese si intitola "Les choses de la vie", le cose della vita di ogni esser umano che ama, soffre, ricorda e muore. Difatti la storia più che esser incentrata sui due amanti racconta la storia di un uomo Pierre, interpretato da un ottimo Michel Piccoli, che lavora, è separato, ha un figlio e un'amante, la stupenda Romy Schneider. Quest'uomo completamente in bilico tra le famiglia e l'affetto per la ex moglie, l'affascinante Lea Massari, combattuto tra il desiderio di prendere a partire per sempre con l'amante per l'Algeria o di trascorrere delle vacanze col figlio nella vecchia casa al mare fa un incidente durante il quale dovrà vedersela con le cose della vita appunto, i ricordi, i rimorsi, gli affetti e i sogni. In parallelo c'è anche il filo della storia d'amore tra lui e Helène, l'amante appunto, e racconta tutta la fragilità e la caducità dei sentimenti, e di come forse a volte certe incomprensioni posson portare a distanze incolmabili se uno dei due muore accidentalmente, questo è uno dei lati più struggenti del film, la paura della perdita, che difatti, unito alla splendida musica di Philippe Sarde mi portano ad avere un groppo in gola di muto dolore.
Sautet riesce a toccare le parti più tenere, romantiche, le tonalità più pastello e grigie del nostro animo essendo antiromantico: evita di costruire la storia caricandola di tensione ma ci mostra invece la morte come una punteggiatura del film dalla stupenda scena a ritroso dei titoli di testa con la bellissima musica di Sarde che allego a questa recensione a delle immagini che costellano il film; lo stesso incidente non comporta spargimenti di sangue e ferite ma è costruito con delle anticipazioni e mostrandocelo da tutte le inquadrature, così da ottenere un tono più da tristezza realista che da tragedia melodrammatica .Nonostante ciò ci son dei punti dove il film scivola al confine con il banale e il facile, soprattutto nell'ultima parte quando Pierre è perso nella sua immaginazione, coi suoi ricordi prima della morte: Sautet non è Fellini e si sente ma la sua bravura è un'altra, quella di narrare con delicatezza gli affetti più intimi, come le splendide immagini di Pierre in auto, mentre fuori diluvia e il suo pensiero scivola con tristezza e tenerezza sulla sua vita.
I sentimenti non sono mai urlati ma vi è il silenzio, come nella bellissima e straziante scena finale dove rimane solo un muto dolore dentro che non trova espressione.
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