Anno domini MCMXCI: dalla Florida e dall’Inghilterra arrivano pietre miliari del Death metal; a Seattle esplode il fenomeno Grunge grazie ad album come Ten e Nevermind; con la pubblicazione dell’album omonimo, ultimo di un’ottima serie, i Metallica diventano rockstar commerciali alla portata di MTV, e, non da meno, nasce il sottoscritto in una piovosa mattina di ottobre.
Forse abbiamo dimenticato qualcuno.
Pochi se lo ricordano, ma nell’estate del ’91 risuonava nelle radio italiane un tormentone che rispondeva al nome di “Rapput”. Vedo che ora compaiono timidi sorrisi sulle vostre bocche... avete capito! Sì, fratelli miei, si tratta proprio di Claudio Bisio, che, oltre ad un’ottima carriera come attore/cabarettista, ha saputo dedicarsi anche all’arte della musica (e che musica). L’opera che mi appresto a recensire è quel "Patè d’animo" che ebbe molto successo diciassette anni fa. Frutto della collaborazione tra Claudio e Sergio Conforti (in arte Rocco Tanica, tastierista degli EELST), l’album si presenta come un divertente spazio per un rock/rap demenziale, come è facile intuire. Per l’occasione Bisio si avvale di collaborazioni illustri, tra cui l’amica Angela Finocchiaro, Cesareo, il compianto Feiez e Elio (che sentiamo in “Germano, i sellini e sua madre”).
Sicuramente il disco non è un capolavoro ma indubbiamente fa la sua figura: si spazia dalle sonorità elettroniche di “Alfonso 2000” al rock più spedito di “La droga fa male”, in cui si fa notare un assolo di Cesareo. Altri pezzi memorabili sono l’indimenticata “Rapput”, la parodia di “Think” di Aretha Franklin e la conclusiva “L’urlo”, pezzo bastardo e carico di rabbia schizoide, perfetta conclusione per questo 33 giri. Ovviamente non mancano corti demenziali di chiara derivazione “tanichesca”, uno su tutti la rockeggiante “Essa, Gace; Eddi, Vertente”, dal sapore molto yankee.
Un disco ben suonato e divertente: vivamente consigliato a chi è alla ricerca di una valida alternativa a Elio e le Storie Tese, a chi abbia bisogno di una ventata d’aria fresca e ovviamente a chi se l’era dimenticato.
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