Per un pugno di dollari, l'ispettore Callahan, Gunny... ma siamo sicuri che l'uomo dietro la regia di questo ennesimo capolavoro sia lo stesso che recitava con lo sguardo di ghiaccio nei succitati film?
Bisogna ammetterlo, quando pensi che il buon Clint abbia dato il massimo, pensi che lui non possa più superarsi, che se finisse qui di girare film sarebbe come un pugile che si ritira imbattuto, lui si rimette al lavoro, lascia la Warner per la Universal e ti tira fuori l'ennesimo, innegabile, inarrivabile film con addirittura l'aiuto, alla produzione, di Richard Cunningham alias Ron Howard . Addirittura per questo film ha scritto la colonna sonora. Non sarà Morricone o Zimmer, però devo dire che il tema di fondo che accompagna tutto il film veste perfettamente quest'opera.
Il cast del film non è altisonante come i precedenti Mistic River o Million Dollar Baby; esclusa la bella, ma questa volta soprattutto brava, Angelina Jolie ed un sorprendente John Malkovich, gli attori presenti nel film non sono molto famosi al grande pubblico se non come caratteristi in alcune serie tv o apparizioni minori in altri film: Michael Kelly, Colm Feore e Jeffrey Donovan giusto per citarne alcuni. Proprio Donovan in questo film reinterpreta lo stereotipo di personaggio "corrotto", ruolo che ha già ricoperto svariate volte.
Anche la ricostruzione della Los Angeles del '28 è molto realistica ed il lavoro svolto dagli scenografi rispecchia perfettamente quella maniacalità di Eastwood nella ricerca della perfezione che è tipica di tutti i suoi ultimi lavori.
Veniamo al film. La storia è tratta da fatti realmente accaduti nel 1928. Siamo a Los Angeles in pieno proibizionismo, e la polizia, che dovrebbe garantire l'ordine e la giustizia, è invece un mezzo di terrore per donne e bambini; i poliziotti si sostituiscono ai giudici con esecuzioni sommarie, e spesso e volentieri sono dei corrotti al servizio della rete criminale. In questo ambiente non proprio salubre, si colloca Christine Collins (Anjelina Jolie), madre single. Suo figlio Walter è tutta la sua vita, a lui spiegherà che il suo papà è scappato il giorno della sua nascità, perché assieme al figlio, al padre era stato recapito un pacco che si chiama responsabilità. La madre si divide fra le attenzioni per il figlio ed il suo lavoro alla centrale telefonica. Proprio a causa di questo lavoro, dovrà lasciare da solo il figlio a casa un sabato mattina. Al rientro dal lavoro il figlio è sparito e da qui partirà l'odissea della protagonista che come un Ulisse al femminile si troverà a dover combattere contro forze di polizia corrotte, ospedali psichiatrici e bambini impostori. A darle una mano solo il reverendo Gustav Briegleb (Malkovich) che da sempre, dalle frequenze della sua radio, sostiene che la polizia non è la cura per i mali della Città degli Angeli ma il male stesso.
La Jolie è estremamente credibile, e finalmente abbandona quei personaggi che oramai sembravano essere le sue uniche interpetazioni come Lara Croft o Fox (Wanted). Al contrario ripesca la credibilissima psicopatica di Ragazze interrotte che le era valsa la statuetta come miglior attrice non protagonista. Solo in alcuni punti il personaggio, distrutto dal dolore, appare eccessivo, ma questo potrebbe essere il frutto del doppiaggio italiano. Unica pecca, ma non della Jolie, è che non le viene affiancato nessun personaggio femminile, anche secondario, che possa competere con lei dal punto di vista estetico.
Malkovich, dopo tanti personaggi cattivi o psicotici, come anche il protagonista di Burn after reading, torna ad interpretare un buono, che comunque ha quel carisma tipico di quasi tutte le interpretazioni dell'ex Steppenwolfh.
Come detto all'inizio, il film è un capolavoro, che probabilmente frutterà qualche oscar sia agli attori sia al regista; se si vuole cercare una pecca, questa può essere riscontrata nella visione troppo manichea della vita. O si è buoni o si è cattivi.
Buona visione.
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