Ristampato nel 1992 dopo la pubblicazione di "Man-Amplified" ad opera di quella Contempo, indie label di Firenze che tanto ha rappresentato nel panorama post-wave, EBM e techno-industrial italiano, "Thirst" può essere categorizzato secondo due differenti criteri cronologico-filologici: come il "secondo" album del(l'allora non ancora) "duo" di Sheffield dopo l'esordio "White Souls In Black Suits", (ristampa avvenuta dopo la rottura traumatica del contratto con la Interfish Rec, label tedesca che con co-produzione WaxTrax! diede alla luce "Buried Dreams") oppure, tenendo conto di tutte le produzioni, demos inclusi, come la "sesta" opera del collettivo formato da Adi Newton, Stephen James "Judd" Turner, (il fulcro dei Clocks) Roger Quail, Charlie Collins, David Hammond (line up del 1981, epoca della prima stampa dell'album in questione ad opera della Fetish Rec.); nel secondo caso dobbiamo citare i tapes autoprodotti dai "Dva" (: "Due" in russo) "Clock(-ward Orange") "Lomticks Of Time" (1978) Cassette 2nd (1978) Cassette DVATION 01 "Deep Floor" (1979) Cassette DVATION 02 "Fragment" (1979) Cassette DVATION 03 oltre al citato full length d'esordio"White Souls In Black Suits" (1980) IRC31 Industrial Rec. grazie all'nteressamento di Genesis P-Orridge dei Throbbing Gristle, vale a dire ciò che all'epoca (inizio anni '80) era "l'Industrial"; entro una matrice più "canonicamente" industrial - effetti rumoristici di sfondo, sperimentalismi futuristici, intreccio dadaista di sonorità atonali, jazz stralunato e notturno, e tutto ciò che si può genericamente ricondurre ad un concetto di affinità con bands quali Cabaret Voltaire, Z'ev, In The Nursery, oltre ai citati Throbbing Gristle si inseriscono i primi lavori dei Clock DVA, oltre all'altra fondamentale influenza: il krautrock dei teutonici Krafwerk, per la componente più squisitamente electropop ante-litteram. Questa negli anni assumerà gradualmente il sopravvento nelle musiche dei Clocks, (rinati come duo dopo la tragica scomparsa di Turner, con il progetto dell’Advantage Research Station) fino a fare assumere alla loro musica la fisionomia di una "Digital Soundtrack" (parafrasando il titolo di uno dei loro ultimi albums) del nostro tempo.

Dall'eclettismo polistrumentale degli esordi, che citava espressionismo rock,  jazz ed alluncinato sinfonismo rumorista (In The Nursery) questo "Thirst" sembrerebbe proprio fare da "ponte" tra i suoni ostici e poco accessibili dei primi tapes e gli albums e le produzioni integralmente electro, perfette per gli anni '90, sempre un attimo in anticipo sui tempi da non essere capite in tempo eppure sempre così attuali, tanto poco "easy" quanto influenti su generazioni di altre bands (diciamo Depeche Mode, Nine Inch Nails, VNV Nation...? azzardiamo addirittura un riferimento a "Mofo" degli U2?)che magari nemmeno ne erano consapevoli. Non è un caso che proprio "Thirst" non abbia riscosso lo stesso plauso della critica ultra-specializzata ma abbia segnato una maggiore apertura del sound dei Dva alla new wave da un lato e ad un EBM elaborato, dai contorni electro-pop cyber-gotici dall'altro. Pur non essendo un concept album (come lo saranno invece i successivi "Buried Dreams" e "Man-Amplified") l'intero lavoro reca nella sua organicità tematica l'impronta di un concept implicito: "Sensorium" è forse la traccia guida (a livello concettuale/sonico: si sente il tipico impianto wave)"Piano Pain" oltre al "grido" di dolore liberatorio/ossessivo cui fa riferimento il titolo è il pezzo che più si avvicina alle successive produzioni di impronta synth-electro e music concréete (Coil/Etant Donnes), la splendida "Impression Of African Winter è rarefatta e ancora new wave della grana più fine dei vari gruppi dell’epoca(si possono sentire echi dei Joy Division più pacati e atmosferici), "4 Hours" è una canzone di impatto, un pezzo dalla ritmica travolgente e meravigliosamente electro-punk-pop, ma come sempre è necessario "guardare" la cornice apocalittica che lo racchiude per restarne inquietati oltre che affascinati: trasversale è la lezione che i Dva in parte hanno raccolto dagli antesignani della New Wave americana (Velvet Underground, Suicide) rielaborandola in forma ultra sofisticata e intellettualizzata, in parte hanno restiutuito in forma (come si scriveva) spesso inconsapevole a generazioni di bands, progetti electro e non, (possiamo teoricamente citare l'intera TechnoPop e forse buona parte dell'electro "che conta" attuale, da William Orbit al Dj Set di Bergen).Intervistato nel 1992 Adi Newton del resto dichiarava con estrema lucidità "accade sempre così: prima la nostra musica era industrial, poi new wave, adesso techno... accade quando la critica non riesce a seguire l'evoluzione di chi realmente innova la musica; sono in pochi a farlo, gli altri si adeguano o cercano di perfezionare quel modello ma la rivoluzione dei canoni è un'altra storia". 1981. Oggi, nel 2009 (2010), leggendo frasi come "questa musica è Dio che piange lacrime d'oro in Paradiso" (NME) tra "Rose della Vittoria" electro-glitch e altre "novità" verrebbe da chiedersi se non avesse, anche in questo specifico iperbolico caso, effettivamente ragione.

Hamingjusamur Nýár 

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