In sintesi: band di Minneapolis, Minnesota, capitanata da Craig Minowa, al quinto disco. Diciannove pezzi, stile indie-rock americano, tra Modest Mouse, Beck, The Broken Family Band, Flaming Lips, Neutral Milk Hotel. Grande varietà, strumentazione ricchissima, utilizzo di synth e drum elettronici, anche se predominano riff taglienti molto Modest Mouse (come nella piacevole "Please Remain Calm"), addolciti ogni tanto da campanelli, cori e dalla voce infantile di Minowa ("Chemicals Collide"). Canzoni spesso brevi, molto sghembe, che ogni tanto sembrano sfuggire dalle mani della band come palloncini, con l'ispirazione che va a farsi un giro altrove. Ma i momenti di stanca, tutto sommato, sono scarsi, e anche i brani che sembrano più confusi e arruffati trovano regolarmente un loro riscatto.

È chiaro che si tratta di una band di estremo sottobosco, tanto che se ordini il loro cd in un negozio che ha materiale di importazione devi comunque aspettare che ti cresca qualche capello bianco di rassegnazione alla decadenza per poter godere della soddisfazione di toccarlo con mano. Ti troverai davanti, peraltro, un oggetto colorato e legnoso, dal momento che i Cloud Cult sostengono un'etichetta ecologica con apprezzabile impegno. È altresì chiaro che il significato dell'otto rimane inattingibile, poiché il senso stesso del disco, girando attorno a temi filosofici e religiosi, finisce poi per arrabattarsi con inquietante regolarità sopra il motivo della perdita: Minowa ha perso nel 2002 il figlio di due anni per ragioni inspiegabili, nella notte; ne è conseguito un immediato divorzio dalla moglie.

Ogni disco dei Cloud Cult è un ossessivo tentativo di ricostruire il senso attorno alle cose, a partire dalle più domestiche per finire, come qui, alle più simboliche. Questa è la ragione per cui il loro indie-rock assume spesso, magari anche solo per dieci secondi, un alone agghiacciante e turbato, come quando riaffiora nella mente qualcosa che subito si cerca di allontanare. Si senta "2×2×2", ad esempio, quando la batteria si ispessisce all'improvviso diventando mastodontica, come nella distorsione di un incubo. O la spettacolare "A Girl Underground", in cui un flauto accompagna un racconto fulmineo sull'amore tra vivi e morti.

L'ultimo pezzo del disco, "Song Of The Deaf Girl", è composto da un minuto e mezzo di silenzio; la prima volta che lo ascolti, se qualcuno non ti ha già detto (come ho fatto io) che si tratta di un minuto e mezzo di silenzio, stai nella costante attesa che ad un certo punto succeda qualcosa, perché in tutti gli altri brani è nascosta una sorpresa, una mutazione, una deviazione, con stile molto Arcade Fire (vedi "Pretty Voice"). Ci si aspetta che la ragazza sorda, miracolosamente, riesca a sentire qualcosa (o a produrre qualcosa? La canzone è scritta o ascoltata dalla ragazza sorda? O parla di lei?). Quando si sente quell'irritante rumore del cd che è arrivato alla fine e si inviperisce con lo stereo (pss), le aspettative crollano. Non succede mai niente. Pensi per un attimo che il disco sia composto da diciotto canzoni. Ma poi pensi che no, le canzoni sono diciannove. C'è sempre l'inculata finale. The meaning of 8.

Al di là di ogni filosofia: un disco originale.

Freddy fell in love with a girl underground
He was only 8 years old when he started digging down
Singing "I love you more than you know"

 

Mother said "Fred, people underground are dead
You've never even seen her, something's wrong with your head
And I love you more than you know"

Freddy disappeared when he was 80 years old
Still digging for his lover in a bottomless hole
Singing "I love you more than you know"

Some say he's still digging, others say his love is found
You can still hear him singing, put your ear to the ground
Listen: "I love you more than you know"

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