Capitanati dal frontman Dylan Baldi, I Cloud Nothings sono ormai da qualche anno diventati uno tra i gruppi più interessanti della scena alternative statunitense, e non solo. La loro musica non è la proverbiale invenzione dell’acqua calda, ma ha un forte impatto emotivo - un senso di irruenza e onestà che pare stia diventando sempre più difficile trovare nei gruppi di matrice post-punk. Queste qualità sicuramente non mancano nei dischi dei Cloud Nothings, specialmente considerando la loro discografia a partire da “Attack On Memory,” creato con l’aiuto di Steve Albini nel 2012.
Fin dal disco sopracitato, i Cloud Nothings hanno mantenuto la loro identità, seppur esplorando le possibilità di suono e produzioni molto diverse tra loro - Dal suono caotico e istintivo di “Here and Nowhere Else” (2014) allo stile più melodico e pulito di “Life Without Sound” (2017). Questa prova del 2018, “Last Building Burning” rimane forse uno dei dischi più aggressivi dei Cloud Nothings. L’album dura poco più di una mezz’ora, con tracce al fulmicotone come “On The Edge,” che si alternano a melodie stile Dinosaur Jr. (“Leave Him Now.” C’è anche spazio per suoni più cupi e sperimentali (fino a un certo punto) con tracce come “The Echo Of The World” e “Dissolution,” un pezzo che dura oltre 10 minuti, con una lunga sessione strumentale animata da feedback lancinante. Questi otto pezzi sono molto godibili ed è un altra grande diapositiva di una band che sa come portare avanti la propria discografia in maniera interessante, pur mantenendo la propria identità artistica.
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