In un panorama affollato come quello Rap del nostro Bel Paese, ormai ricco di numerose nuove uscite dall'alterna qualità, sembra sempre più difficile affermarsi con prodotti credibili, che superino la ristretta cerchia dei soliti appassionati. Si rischia di proporre lavori oggettivamente commerciali, pieni zeppi di stereotipi triti e ritriti, e di difficile ascolto per un target più esigente come quello over 20.

È un vero piacere, quindi, accogliere nuovi artisti che, rifuggendo dai clichè più sfruttati, riescono a portare avanti un discorso personale, pubblicando album freschi ed innovativi, che si allontanano piacevolmente dai soliti standard del genere. Tra questi, sono senza dubbio da inserire i napoletani Co' Sang.

Originari di Marianella, paese off-limit dell'hinterland partenopeo, 'Nto e Luchè provengono da una lunga gavetta nella scena underground locale, che li ha visti dapprima esordire, nel '98, su "Spaccanapoli" dei Clan Vesuvio (il pezzo era "Paura Che Passa"), per poi attendere pazientemente una maturazione stilistica ed artistica, finalmente arrivata nel 2005, anno di pubblicazione dell'atteso e autoprodotto esordio "Chi More Pe' Mme". Nelle sedici tracce del disco, 'Nto e Luchè ci presentano un variegato affresco di vita vissuta per le strade di una metropoli come Napoli, piena zeppa di contraddizioni e storie difficili, e lo fanno con uno stile scarno ed immediato, abbinando al loro crudo rhyming in dialetto sonorità che guardano alla East Coast americana e alla Big Apple, in particolare al Queen's di Nas e dei Mobb Deep, per un risultato assolutamente positivo ed apprezzabile.

Dopo una breve "Intro" scratchata si parte, e subito ci si lascia sedurre dallo storytelling di "Chello Ca Veco" e dalle atmosfere ipnotiche del bellissimo singolo "Ind 'O Rione", accompagnato da un suggestivo e commovente video (scaricabile anche dal loro sito). Nello skit "Buonanotte Pt. 1", dedicato ad un vero programma radiofonico di Napoli e dintorni, protagonisti sono i familiari dei carcerati, che inviano i saluti ai loro cari, mentre nella successiva "Fuje Tanno" ritornano suggestivi loop di pianoforte, batterie pesanti e tematiche scomode, pronti a lasciare il passo alle vibrazioni reggaeggianti di "Underground Faja" e alle rime in freestyle rilasciate sull'extrabeat di "Niente A Vedè Cu Ll' Ati". Davvero notevole.
Con "Pe Chi Nun Crere" si raggiunge uno dei punti più oscuri e tirati del disco, in antitesi con la melodica title-track, intrisa di malinconia e speranza al tempo stesso, e dal ritornello suggestivo ("Voglio girà 'o munn, ch'e pied o ch'e parol, vedè chi more pe' mme..."). Ritornano sprazzi di Clan Vesuvio nella calda "'O Spuorc", grazie all'intenso featuring di Lucariello, i ritornelli cantati in inglese di "Pomeriggio Pigro" e "Try Me" incantano l'ascoltatore, e la seconda parte dell'interludio "Buonanotte" continua a ricordarci che, dietro le sbarre, c'è qualcuno che se la passa davvero peggio di noi. Ci si avvia verso la fine, e come non chiudere meglio se non con le sonorità dal sapore incredibilmente "d'oltreoceano" di "Povere Mman" (la base non sfigurerebbe su un album di Havoc & Prodigy) e le ambientazioni desolate di "Raggie E Tarantelle" e della bonus-track "Poesia Cruda" con i Fuossera? Aggiungete una qualità audio curatissima ed un booklet con tutti i testi tradotti per trarre le debite conclusioni.

In definitiva, i Co' Sang colpiscono nel segno, regalandoci uno dei migliori esordi degli ultimi anni, completo in ogni sua minima sfaccettatura, e inseribile di fisso tra i lavori più quotati degli ultimi tempi. Date loro una chance, e riuscirete sicuramente ad essere coinvolti nel loro mondo, senza dubbio difficile, ma troppo vicino a noi per essere ignorato.

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