Come nel dialogo del "Fedone" di Platone, Socrate, ormai prossimo alla morte, spira col suo "canto del cigno" accomiatandosi col più bello dei suoi discorsi sull'Anima, così ogni uomo, ogni vivente in ogni manifestazione artistica o culturale che sia, si congeda sempre col suo più bel canto prima di scomparire risucchiato dalla fine o dalla dimenticanza.
Così i Cocteau Twins, e con loro buona parte dei grandi autori che abbiamo perso per strada, dopo le grandi prove di "Treasure" e "Victorialand" lasciano palco e scena attraverso l' ultima fatica che ha sapore ancora di musica, quel canto del cigno del 1990 che è "Heaven or Las Vegas". E' l'ultima prova genuina di Fraser, Guthrie e Raymonde, l' ultimo lavoro dove ancora possiamo rivedere i sognanti fasti dei capolavori precedenti, l'ultimo album in assoluto: "Four Calendar Cafe" e "Milk and Kisses", ad esso seguenti non avranno più niente da dire.

In questo lavoro tutto scolorisce lentamente. E' un canto fievole, dimesso nelle sue prove più di richiamo come la title-track e l'orecchiabile "Iceblink Luck", un canto che ormai ha perso tutte le colorature gothic delle origini -"Garlands" sembra ormai un' eco lontana - e l'atmosfera sognante di quel meraviglioso dream-pop che tanto aveva fatto amare "Treasure" solo sei anni prima. Alcune atmosfere dense come quelle di "Fifty-fifty Clown" (un tentativo di richiamare il bell' esordio di "Five Ten Fiftyfold"?) e "Road, River and rail", una piccola avvolgente divagazione come "Fotzepolitic", qualche vocalizzo dei vecchi tempi di Liz, nient'altro.
Allora perché "canto del cigno"? Dov'è che la Fraser esala l'anima, e con lei il duo scozzese-inglese? Proprio alla fine dell'album, in quell'ultimo orgoglioso capolavoro che è "Frou-frou Foxes in Midsummer Fires", l'ultimo malinconico soffio vitale espirato dai Twins. Liz torna dolcemente a fare l'amore con le parole, riprende i vecchi schemi già cari a "Pandora" del 1983, dove con un abissale alliterazione di effe pareva giocare ad una dolce e trucida fellatio col microfono, ritorna a fare il bello e cattivo tempo con tutti i fonemi a disposizione, incanta e ammalia per lunghi minuti, ci rende succubi ed estenuati. Ecco il cigno spirare, si accomiata, fa capire che i Cocteau Twins si fermano qui, e la speranza di rivederli ancora come un tempo è forse affidata ad una seconda vita, quando in un non impossibile scenario futuro, perché no, li rivedremo ancora sulla scena ad ammaliarci con le loro sognanti nenie. Aspettiamo con ansia; intanto, risuona il canto della Fraser ancora non domo.

"... Singed by it, pulled around of my blazening
(pulled round)
Eyes on the usually science of cherry-colored
(trousers)
Limelight not the music it’s plain as as can be so
(tighter)
All of the time I improvise by making sure
(tighter)
It’s to wait for you
Rounder
Pulled rounder..."

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