Esiste una terra di confine dove le anime non muoiono pur non essendo vive. Esistono porte connesse con altre dimensioni che si aprono su cose che noi umani non possiamo nemmeno permetterci di immaginare. Esistono persone, poche per la verità, che hanno le chiavi di accesso a questi universi paralleli e usano con parsimonia questa grande risorsa per inalzare di un grado in più i destini dell'intera umanità.

I Cocteau Twins, con questo "Victorialand" ci dimostrano di essere tra questi e il disco in questione ne è la chiave. Il disco è proiettato verso un "dream pop" impalpabile e aereo, in una commistione di freddezza e magia che rievoca scenari da fiaba lisergica e inquietante allo stesso tempo. Qui la voce di Elizabeth Fraser, unica nel loro genere, rende ancora più seducente e misteriosa questa miscela sonora indefinibile. Le sue leggere trame sonore fragili e taglienti come stalattiti di ghiaccio sono state definite come "suoni ancestrali", ma credo che qualsiasi definizione lasci spazio a mille interpretazioni più o meno tutte valide e condivisibili. Quel che è certo, è che Liz ha una dote vocale che pochissime cantanti al mondo possiedono (una su tutte Lisa Gerrard dei Dead Can Dance), resa unica anche dal fatto che i brani non hanno dei testi veri e propri ma suoni, fonemi e canti liberi da ogni significato terreno (appunto).

Analizzare i singoli brani è un esercizio sterile perchè a predominare è l'atmosfera straniata e avvolgente dell'intero progetto, atmosfera resa acustica ed elettrificata allo stesso tempo dopo un'estenuante ricerca di studio, ricerca che fu una vera e propria ossessione per il gruppo in fase di mixaggio (era il 1986!). Il mio vecchio LP, per suonare correttamente, doveva essere riprodotto alla velocità del 45 giri e questo perchè i CT sperimentarono a quella velocità il miglior suono in rapporto agli effetti voluti. Chicche a parte, un disco parecchio strano, con vampate di velata malinconia che evocano sensazioni analoghe a quelle che si avvertono fluttuando sott'acqua, dove tutto riverbera e il mondo, visto da questa prospettiva, ci appare rallentato e incantato come un sogno dilatato che non vorrebbe finire mai.

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