Sul palco ci sono quattro ragazzini diciottenni. Urlano nel microfono, suonano dando il meglio di se stessi ormai da mesi. Hanno alle spalle già centinaia di concerti in giro per gli States, li hanno girati in lungo e in largo salendo sui piccoli palchi dei locali underground. E ogni volta danno il massimo, emanano un'energia assurda fino alla fine. Sotto di loro, ai piedi di quel palco, la gente sgomita, poga, fa stage diving, si diverte e si esalta. Tra tutta quella gente sudata c'è un personaggio che sorride soddisfatto, muovendo la testa a ritmo di quella musica sfrenata. Il suo nome è Jacob Bannon. Tra la gente che si sta godendo il concerto c'è l'eroe di quella giovane band di ragazzini, colui che li ha ispirati, colui che ha dato loro motivo di imbracciare una chitarra e suonare musica hardcore. A fine concerto Jacob si reca dalla band per complimentarsi. "Siete davvero bravi, mi avete colpito" dice lui alla ragazza del gruppo, una minuta ragazza dai capelli rossi piena di energia. Emozionati nell'avere davanti il loro mito personale, ringraziano quasi in imbarazzo. Jacob Bannon in persona che stringe loro la mano, che fa loro i complimenti, che dice quanto gli siano piaciuti su quel palco. "Che ne dite di venire nel mio studio di registrazione a Boston?" chiede Jacob. I ragazzi accettano, esaltati e sorpresi dalla proposta.

Così, all'incirca, è nato Love Is Love // Return To Dust, il primo full-length dei Code Orange Kids, band di liceali originaria di Pittsburgh e approdata nella grande famiglia della Deathwish Inc. nel 2012. Un esordio incendiario, violento, prodotto da Kurt Ballou (chitarrista dei Converge). Un esordio che ha posto le basi per una nuova era dell'hardcore moderno. Tutto parte da "Flowermouth (The Leech)", brano dal ritmo piombato e dalle grida incatramate di Reba Meyers alternate alla violenza vocale del batterista Jami Morgan. I successivi sono brevi e massicci pezzi, con il basso di Joe Goldman liquido e fangoso che dilania le membra.

La prima vera sorpresa del disco è "Liars // Trudge", che ha il sapore metallico del sangue leccato da una profonda ferita. Il lento andamento del brano ha richiami del grunge monumentale e rabbioso di In Utero dei Nirvana. Ma a metà pezzo il tempo sembra fermarsi. Nessuna deflagrazione, ma un'implosione. La voce di Reba si fa pulita, melodiosa seppur spettrale e lontana. Le chitarre languide riechieggiano uno shoegaze malato e deforme. Ed è qui la forza dei Code Orange Kids, la forza di saper introdurre momenti come questo, momenti provenienti da altri mondi musicali per contagiare e innovare l'hardcore. Anche nella successiva "Colors (Into Nothing)" c'è quella voglia di staccarsi dall'impianto classico. Un brano post-rock spiazzante ed emozionante, vicino alle sonorità dei loro compagni di etichetta Deafheaven. Una boccata d'ossigeno nel magma nero del metalcore.

Gli artigli e le rasoiate di ispirazione Converge tornano a demolire i timpani e abbattere ogni muro, come la tellurica "Roots Are Certain // Sky Is Empty" momento brevissimo e violentissimo che affonda nel buio tagliente e furioso. Furia non solo sonora, ma anche lirica. Rabbia e frustrazione adolescenziale, rabbia di un diciottenne americano che vive nel grigio di una metropoli come Pittsburgh. Testi post apocalittici, testi che gridano sconforto e pessimismo. Nell'assordante "Choices (Love Is Love)" Reba sputa nel microfono I watched your spirit break, I felt the collapse of my mental complex as my head hit my hands.[...] In this bed I buried inside of your house, a hollow hole that I have dug for myself. Una profondità emotiva che disturba e fa pensare, che affascina e ferisce. In "Bloom (Return To Dust)", brano che chiude il disco interrompendosi improvvisamente, c'è tutta la voglia di tirare fuori ogni pensiero e di dare rabbioso sfogo alle incertezze di un moderno teenager. Put a gun in the mouth of the sky and just (breathe) or to where I can bathe in my own conscience.

Il fascino di questo esordio dei Code Orange Kids sta nella varietà. Una varietà che parte dalla musica, non solo hardcore ma anche grunge e post-rock e shoegaze. Una varietà che si estende alle voci, tre voci (in alcuni brani è presente anche il growl del chitarrista Eric Balderose) sempre ben alternate e incatenate l'una all'altra. E poi ci sono i testi, già intensi e pieni di significato nonostante la giovane età dei quattro ragazzi della Pennsylvania. C'è grande speranza per questa band, c'è grande aspettativa (il secondo album arriverà il prossimo settembre e profuma già di belle cose). E nei Code Orange Kids ci sono anche le avvisaglie per l'inizio di una nuova era dell'hardcore. Nuovi nomi, nuovi volti e nuovi suoni in un hardcore che si evolve velocemente. Insieme a Loma Prieta, Oathbreaker e Birds In Row, i Code Orange Kids hanno in pugno il futuro dell'hardcore e noi tutti stiamo a guardare (e assaporare) il gusto di questa ventata di novità.

Carico i commenti...  con calma