Il terzo capitolo della serie Live dei Coil si erge come una testimonianza di un rituale mistico svoltosi nel Teatro delle Celebrazioni di Bologna, un luogo sacro che si estende oltre i limiti del visibile. In uno stato di grazia, i Coil si svelano come veicolo di poteri cosmici, intrecciando le armonie delle sfere astrali con il tessuto della realtà terrena.
Gli strati vibranti di "Anarcadia" si aprono come portali interdimensionali, svelando dimensioni inesplorate che sfidano la comprensione umana. Un tappeto di droni si manifesta come una danza eterea tra il visibile e l'invisibile, una sinfonia celestiale che risuona nell'abisso dell'anima.

"Amethyst Deceivers", rivisitazione di un classico coiliano, trascende il tempo, rivelando la verità nascosta dietro la superficie illusoria della realtà. "Slur", danza di suoni proveniente dal capolavoro "Horse Rotorvator", cattura l'essenza stessa dell'ansia, mentre nell'oscurità dell'anima si schiude la bellezza malinconica di "A Cold Cell", un'ode intrecciata con maestria tra dolore e trascendenza.

Le composizioni lunari di "Broccoli" e "Paranoid Inlay" emergono come monoliti nel paesaggio sonoro dell'album, canalizzando le energie celesti in un flusso di consapevolezza. L'improvvisazione di "Sick Mirrors" è un viaggio nell'abisso dell'inesplorato, una performance che trasuda creatività selvaggia. "A.Y.O.R" svela un linguaggio segreto, una comunicazione criptica con il sublime.
La follia mutilata di "Backwards" si erge come l'apice dell'album, un'architettura sonora costruita su frammenti di un'opera inedita. Come una spirale discesa nell'oscurità, questa composizione evoca una trance in cui il tempo si dissolve e il caos diviene ordine.

In definitiva, questo concerto si rivela come un'esperienza visionaria e esoterica. Un'odissea sonora che sfida i confini della percezione, aprendo varchi verso mondi sconosciuti e imprevedibili, dove la musica dei Coil si trasforma in un richiamo cosmico che risuona nell'eternità.

Carico i commenti...  con calma