La versione più conosciuta della leggenda siciliana su Colapesce narra di un certo Nicola, figlio di un pescatore, che fu così soprannominato, grazie alla sua abilità di muoversi ed immergersi in acqua, e raccogliere tesori nei fondali marini durante le sue spedizioni subacquee. Questo cantautore siciliano, Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, è esattamente un piccolo gioiellino, che si sta facendo sempre più strada nel panorama della musica indipendente italiana: il suo secondo album (pubblicato nel febbraio 2015), “Egomostro”, lo testimonia.

Con "Entra pure” il primo brano del disco, Colapesce ci invita ad entrare nel suo mondo, dove tra ballate e pezzi più ritmati ci si ritrova tra mostri umani intesi come esseri deboli, pieni di paure, ansie, che allo stesso tempo, si vogliono sentire forti, grazie a delle autoconvinzioni, che vanno ad alimentare il loro io. In “Egomostro”, non si è che lo slogan di se stessi il cui effetto risuona nell’etere virtuale; ancor prima di compiere azioni di qualsiasi tipo c’è solo la condivisione “sociale” (“specialista in autoscatti, non c’è scampo per il cibo, è già condiviso, ancor prima di mangiare”), come punto di arrivo e di affermazione di sé stessi.

"Brezny” è spensieratamente leggero e molto piacevole da ascoltare, ancor di più se si presta attenzione al messaggio. Direi quasi che Colapesce, con questo brano, si guadagna la mia profonda stima ed ammirazione perché cita colui che ormai detta le scelte di coloro che sono solo in balia degli eventi. Un brano leggero da un punto di vista musicale ed amaro nel messaggio: piuttosto che sbagliare, meglio affidarsi a proiezioni astrali, molto più convincenti di una rondine che fa primavera (?!). Cosa c’è di meglio che legger l’oroscopo di Brezny?

Eppure la vera forza di questo cantautore sta proprio nella sua capacità di mascherare concetti semplici e banali in strutture stilistiche poco convenzionali. Basta pensare a due brani che raccolgono il vero senso di tutto ciò che non genera egoismo (quando si è insieme a qualcuno) e trasforma il mostro/nostro IO in Noi. “Reale” è il miglior brano dell’album a mio avviso. Cosa c’è di meglio della sorpresa, di un amore nato dall’inaspettato che diventa reale? Una microscopica ipotesi che improvvisamente prende forma e si illumina, diventando "Un'eclissi nel mio letto, la stanza è un planetario, forse sarai l'amore al microscopio”. Questo perché, in fondo, non servono delle tecniche di ipnosi per capire di cosa si sta parlando, quando si è di fronte a certe emozioni. Non è magia (quella che invece provo quando ascolto questo brano), ma la vita REALE.

Sulla stessa scia, si insinua il brano “Le vacanze intelligenti” (il cui titolo richiama il film di Alberto Sordi, all’interno del collettivo “Dove vai in vacanza?") dove nella cornice della Biennale di Venezia, ci si ritrova ad apprezzare l’arte per via di colei che è in estasi di fronte a certe opere. E’ necessario esser in sua presenza per aver la sensazione di cogliere lo spirito artistico e visivo dell’intera mostra - “Adesso per esempio, nel padiglione belga, in estasi, sarà come li guardi, sei meglio di quei tagli, sei tutti i miei paesi”. Il mondo del singolo acquista un valore se lo si inserisce nell’universo del NOI.

Ultimo brano degno di nota è “Maledetti italiani”. Colapesce non si sente un Italiano vero, e maledice con tono affettuoso i suoi connazionali. Anche qui, si ribadisce la piccolezza di quelli che si sentono “sicuri” nel proprio mondo, un mondo fatto di autoconvinzioni e di false verità di chi si sente arrivato al traguardo, in una competizione che però di regole non ne ha.

Insomma, “Egomostro” è un album variegato che ascolto, anche a distanza di tempo, con piacere perché Colapesce è un’artista in grado di creare un’esperienza musicale unica: non sono le solite canzonette, ma interessanti trame che creano curiose vibrazioni nella mente (e non solo) di chi ascolta.

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