Secondo album per questo gruppo, project, o solo work che sia, rappresentato comunque da Marc Nugyen Tan, trent'anni parigino, musicista e grafico, con un background di ascolti di sicura matrice "80" dark-wave e dintorni. Dopo un primo album di sicuro interesse ma con alcune pecche di continuità, sforna a distanza di due anni questo piccolo capolavoro, questa centrifuga di suoni e stili che hanno rappresentato la prima parte degli anni ottanta, ma rispolverati in modo originale. Detto così potrebbe risultare banale, di sicuro "già sentito, che palle !" ed invece no.

Dieci gioielli in cui tutto non è lasciato al caso, anzi qui a livello di produzione si tocca il maniacale, a differenza di altri lavori in circolazione con nomi più blasonati. Meno ipnotico del precedente album, questo "Heat" bruccia di calore, spettrale ed immobile, l'immobilità che è la parte che contraddistingue questo artista tutto sequenze, campionatori ed altri musicisti, è la parte più curiosa dell'intero lavoro, dove riesce a negare a qualsiasi brano un evoluzione armonica e melodica, tutte le canzoni sembrano mantenersi sullo stesso accordo o quasi, dove la sola voce di Marc, profonda lontana e molto riverberata riesce appena a dare un senso di armonia. Brani come "Wrong Baby" dove il basso e la batteria (di sicuro richiamo Joy Division) suonano divinamente insieme, e dove l'eleganza e la profondità di "Winter's Field" fanno vedere in che direzione va l'album. Oppure il ritmo di "To The Music" od i suoni di "On My Mind" dove il richiamo Kraut è innegabile, passando alla calma piatta di "Fade Away" e all'affascinante e malinconica "Your Face", od i rullanti rotolanti di "Losing Myself", per finire in tono minore con le ritmiche di "Downtown" e "Tonight" senza dimenticare la un po' Depechemodiana (nella ritmica) "Burnout".

Un album per palati fini, dove la ricerca e la qualità sonora sono la prima regola, un album che si lascia ascoltare a piccole dosi, ma che da il meglio di sé solo dopo alcuni ascolti! Un grande lavoro comunque, sotto tutti gli aspetti, dove i riferimenti a nomi del passato riescono ad essere inutili, da avere!

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