Amati ed odiati in egual misura da schiere di fans e casuali ascoltatori in tutti il mondo, i Coldplay sono riusciti a fare di ogni loro nuova uscita un grande evento.
Nel caso delle due pubblicazioni precedenti a questo nuovo “Everyday Life” (ottavo lavoro in studio), il modus operandi è pero cambiato: “Ghost Stories” del 2014 era un disco minimale, intimo, un ibrido tra un ritorno alle origini ed uno sguardo al futuro, e funzionò così bene da risultare una delle migliori prove della band capitanata da Chris Martin. Il successivo “A Head Full Of Dreams” (pubblicato solo un anno dopo), invece, ha sconquassato il tutto con una virata decisa e a lunghi tratti discutibile verso il pop commerciale, un po’ come se mancasse il coraggio di prendere una decisione chiara su quale futuro dare ad una band così in vista.
E adesso? La nuova attitudine cerchiobottista sembra essere diventata un’abitudine: si vocifera infatti che già nel 2020 la popolare band britannica darà alla stampe un altro album più orientato verso le masse rispetto a questo “Everyday Life”, che effettivamente riporta i Coldplay ad una dimensione più intima e meno paracula. E la cosa funziona bene, di nuovo.
A conti fatti, era dai tempi dell’acclamato “Viva La Vida...” che non si respirava un’aria di libertà così decisa in un disco della band britannica; “Everyday Life” difatti è strutturato come un doppio album, con una prima parte denominata “Sunrise” ed una seconda “Sunset”. I brani che richiamano maggiormente lo stadium sound degli ultimi Coldplay sono confinati all’inizio del primo disco ed alla fine del secondo: dopo una mesta “Sunrise” con i violini del nostro Davide Rossi protagonisti assoluti, “Church” apre tra percussioni sincopate ed un arrangiamento che richiama il Moby di “Porcelain”, e non sarebbe stato affatto fuori posto proprio nella tracklist di “Viva La Vida...”.
“Trouble In Town” parte delicata tra piano e lievi sporcature di chitarra elettrica, richiamando il mai dimenticato “A Rush Of Blood To The Head”; dopo un sample che certifica la natura molto politica e personale del nuovo progetto (si tratta di un aggressione da parte della polizia nei confronti di un sospettato, file che gira in rete da un po’), il pezzo esplode in quello che è l’unico momento davvero rock del disco, con Buckland che si lancia in un solo insistito e Will Champion che pesta con decisione alla batteria. In fondo a “Sunset”, invece, troviamo la fin troppo coldplayana “Champion Of The World” e la bella chiusura per piano e voce della titletrack e terzo singolo, vagamente reminescente di un disco criminalmente sottovalutato (anche dalla stessa band) come “X&Y”.
Nel mezzo, Martin e compagni spaziano e finalmente si liberano delle catene da stadio autoimposte nell’ultimo periodo: dal gospel classico (“BrokEn”) al canto a cappella (“When I Need A Friend”), dal folk sfrenato per sola chitarra e voce della politicissima “Guns” al funky della collaborazione con Stromae “Arabesque” (pezzo risalente alle sessions di “Mylo Xyloto”, al quale partecipa anche Femi Kuti col il suo sax). E poi il lo-fi in stile primissimo Graham Coxon solista del bozzetto volutamente incompleto e grezzo “WOTW / POTP”, fino al tanto agognato ritorno all’intimismo modello “Parachutes” di brani come “Daddy” (bellissima), “Èkó” e “Old Friends”. “Cry Cry Cry” gioca addirittura con il doo-wop e “ بنی آدم " si spinge persino in territori U2 periodo “Achtung Baby” (con un bellissimo solo di piano che Martin aveva già presentato dal vivo nove anni fa, in coda ad un’esibizione di “Trouble” al Royal Court Theatre di Liverpool).
Unico brano fuori posto è il singolo “Orphans”, paraculata (anche se ben congegnata) buona per gli stadi con i suoi classici “uuh uuuh”; non a caso è stata scritta e registrata al fotofinish durante il mixing dell’album, probabilmente per avere in mano un singolo credibile per le radio.
Tanta carne al fuoco per un bel ritorno. La domanda principale è: riusciranno i Coldplay a liberarsi dalla sindrome del vendere per forza e dare continuità a questo ritorno azzeccato?
Brano migliore: Arabesque
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