COLDPLAY: gioco (o partita) freddo.
La vita è un gioco freddo? È un gioco senza emozioni? Il freddo è l’elemento che più si sente ascoltando questo cd: l’emozione, i brividi che ti fanno accapponare la pelle.
Eh già, quando hai il tuo lettore cd sulle orecchie, sei al buio nella tua piccola camera, pensi che l’atmosfera è giusta per tirare fuori quell’album che non senti da molto tempo e... brividi, dovuti a canzoni legate a ricordi (belli o brutti).
“We live in a beautiful world” si dice in “Don’t Panic” e pensiamo subito che è senza dubbio una frase sarcastica, uno scherzo, detta a sangue freddo (è questo quindi il gioco freddo?); salgono i brividi con quella corda suonata al 10° tasto, poi al 12°, al 13° per poi cullarti in un saltellare di corde che urlano a bassa voce ma che si fanno sentire, seguite dalla voce silenziosa di Chris Martin. “Shiver”, “brivido” (non di freddo), canzone che ti fa stampare un sorriso in faccia e intanto ti fa rattristire dentro; se si può dire è una malinconia felice: soliti saltelli di corda e testo smielato “dal momento che mi alzo, a quando andrò a dormire, ti starò accanto... non hai un brivido?”. I brividi ci sono anche in “Spies” e non sono tanto per l’emozione (anche se c’è pure quella) quanto per il timore, per l’angoscia, sia nella melodia, che ti rapisce, ti abbandona in un incubo e ti inietta un litro di paura, che nel testo “se non ci nascondiamo qui ci troveranno, se non ci nascondiamo ora verranno a prenderci mentre dormiamo”.
E non si rimane indifferenti di fronte alla dolcezza, alla gioia “gialla” di “Yellow”, canzone da prendere, tenere nascosta per scoprirla al chiaro di luna mentre si fa una dichiarazione d’amore. Si trema anche ascoltando come un piano possa dare vita a quella scintilla che ti percorre, che ti blocca in una ragnatela di emozioni, che fa da guida a una voce che dice di ”non aver mai avuto intenzione di causarti guai”.
Ma perché questi “gioco freddo” sono cosi tristi? Ma a 22 anni non possono fare come gli altri che distruggono chitarre, si ubriacano, ineggiano alla demolizione del palcoscenico? Questo si pensa quando si arriva alla penultima fermata del “tour malinconia” “We Never Change” che ti prepara per farti scaricare addosso l’ultima doccia di emozione. Finalmente c’è anche gioia in questo “paracadute”, c’è ottimismo in mezzo al freddo: “…spera che niente sia perso..." si ripete molte volte nel finale da coro da stadio dell’ultima traccia.
Ora mettete da parte il paracadute e, se vorrete che vi faccia rabbrividire ancora un po’, riapritelo tra un po’ di tempo; per il momento dedicatevi a qualcosa di caldo tanto in giro di freddo ce n’è abbastanza.
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