Era chiaro ormai da tempo, stando a varie dichiarazioni della band e ad alcune scelte operate durante la fase di lavorazione (ad esempio, l'optare su Brian Eno come nuovo produttore) che il nuovo Coldplay avrebbe portato importanti novità nel sound della band, e non solo.
Attenzione: si parla di novità, non innovazioni. Già chiare, peraltro, nei due pezzi che hanno anticipato la pubblicazione del disco (nei negozi dal 16 giugno, in realtà già gratuitamente fruibile sul MySpace della band britannica): il singolone "Violet Hill", che combina sapientemente chart-appeal e voglia di stupire in una marcia melodica vagamente "bluesy", e le ariose melodie della semi-titletrack, notevole progressione a base di archi e suoni vari al solito valorizzata al massimo dalla voce del buon Chris Martin.
Le tanto vociferate influenze à la Radiohead non sembrano poi così evidenti, forse qualcosa si sente nell'incedere di "Cemeteries Of London" (peraltro "annacquata" da quelle fascinazioni latine che Martin ha tanto sbandierato durante il processo d'assemblazione del disco). Rimane l'U2-flavour tanto sentito nel precedente "X & Y" ("Lovers Of Japan", almeno nelle intenzioni una sorta di "Pride" per il nuovo millennio), mentre sorprende la hidden track "Chinese Sleep Chant", oscura e ambigua come mai è stato un pezzo dei Coldplay, sensazione rinforzata da violini impazziti che spuntano qua e là ed un Martin che finalmente abbandona l'impostazione iper zuccherosa tipica dei precedenti lavori per concentrarsi su di un utilizzo diverso e più particolare della sua voce. In "Yes" un falsetto che sembra provenire dal fondo di un canyon si appoggia su di una chitarra che farebbe invidia pure all'amicone Noel Gallagher. "42" (top track dell'album, pochi dubbi) e "Strawberry Swing" utilizzano registri ritmici alquanto audaci, perlomeno rispetto a quello a cui ci hanno abituato i Coldplay sin'ora, mentre "Death And All His Friends" chiude sfoderando di nuovo le chitarre.
"Viva La Vida" non è certo un disco bello come i precedenti; sicuramente non ci troverete una "Fix You" o una "Trouble", ma non siamo neppure davanti ad un album scarso. Sembrerebbe il classico disco di transizione da una dimensione all'altra, scelta comunque giusta visto che, come ha detto giustamente Martin, con "X & Y" si è avuta la netta sensazione di chiusura di un ciclo. La volontà di rinnovarsi e proporre qualcosa di nuovo c'è e, visto l'enorme talento della band in questione, il tutto verrà sicuramente focalizzato meglio in futuro.
Viva la vida, quindi. La morte e tutti i suoi amici, invece, li lasciamo volentieri a qualcun'altro.
Tracce chiave: "42", "Yes", "Viva La Vida", "Strawberry Swing"
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