"When you get what you whant but not what you need"... Questo potrebbe essere il sunto di quest'album. Ma forse anche di tanti altri.
Questo lavoro di Chris Martin non è una pietra miliare, non è un cd che si DEVE acquistare per volontà divina. Chi ama la band inglese, amerà "X & Y". Chi non la ama, secondo me, è inutile che attacchi quest'album tanto per il piacere di farlo, come se esistesse solo il rock anni '70, solo la sperimentazione musicale dei Radiohead (li adoro) o l'immensità della musica dei Sigur Ròs (li venero).
E' come se vedessi "Matrix" sapendo di cosa si tratta e poi mi mettessi a ridere sarcasticamente nel vedere Trinity che corre per il soffitto. Stay away.
Esiste anche un altro tipo di espressione. E in questo settore "pop-rock-melanconico", i Coldplay sono i migliori. Certo, non ci sarà una "Politik" che fa mancare il respiro, ma la dolcezza di "Fix you" (il finale della canzone è splendido), la malinconia di "What if", i riff di chitarre di "Talk" e il "remiano" jingle - jangle di "The hardest part" possono bastare e far godere chi si aspettava un'involuzione rispetto a "A rush of blood...".

Non credo ci siano passi falsi, in quest'ultimo lavoro dei britannici Coldplay. I testi ermetici e la splendida voce di Martin ci sono. Gli arrangiamenti (ottimi) pure. Storceranno il naso coloro i quali si aspettavano una sorta di "update" del precedente album: la malinconia è la stessa, ma si avverte una sorta di voglia di "osare" di più (vedi "Square One"), con qualche spruzzatina di elettronica qua e là.
In definitiva un buon album, ben confezionato e con delle ottime ballate ("X & Y",ad esempio), che piacerà a coloro i quali non si aspettino un nuovo "Ok Computer", un secondo "Automatic for the people" o un nuovo lavoro dei Beatles.
Questi sono i Coldplay, ottimi ma senza eccedere (e qui le citazioni ad una canzone dell'album si sprecano, si faccia avanti chi ha capito ;D).

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