Nel gennaio del 2006, a distanza di alcuni mesi dallo scioglimento, purtroppo forzato, dei Nasum, il batterista Anders Jakobson pubblica sul suo blog un annuncio con cui ricerca musicisti per formare una nuova band. In breve tempo la line-up messa assieme dal batterista, un quintetto formato essenzialmente da giovani musicisti attivi in band locali, si mette al lavoro scrivendo i suoi primi pezzi, improntati a un death metal tecnico con influenze grindcore (ed in effetti l'idea originaria di Jakobson era proprio quella di fondare una band di questo genere, sorta di ideale continuazione del lavoro dei Nasum).

Già a giugno, dopo neanche tre mesi dall'ingresso dell'ultimo membro della band, il vocalist Joel Fornbrant, i cinque entrano in sala di registrazione, realizzando questo "The Contaminated Void", dando dimostrazione di ottima coesione interna oltre che di grande produttività. Tuttavia, benché di buona fattura, l'opera risente della giovinezza della band, mancando di raggiungere (almeno nel suo genere) l'eccellenza che avrebbe probabilmente ottenuto se realizzata con maggior calma.

A questo proposito, le pecche dell'album possono essere riassunte essenzialmente in due tipi: primo, gli assoli del chitarrista André Alvinzi sembrano a tratti inseriti a forza nella struttura del brano (l'esempio più lampante ci viene offerto a questo proposito da "D.E.A.D.") quasi a voler dimostrare ad ogni costo le capacità tecniche del chitarrista, anche a scapito dell'immediatezza del pezzo.
Secondo, la voce, per quanto innegabilmente potente e personale, appare a volte monocorde nel suo growl continuo; meglio sarebbe stato accostare, almeno in alcuni casi, una seconda voce in scream, anche per valorizzare maggiormente le capacità di Fornbrant. A dimostrazione di ciò si veda la parte conclusiva di "Antidote", non a caso una delle tracce più riuscite dell'album, dove abbiamo un (purtroppo breve) accenno di seconda voce.
Tra le composizioni migliori troviamo l'ottima "An Unforgiving Season" con il suo riff ossessivo, la title track dal cantato a tratti sincopato e "Waiting for Buildings to Collapse", forse l'episodio più vicino al grind dei Nasum: non a caso si tratta dell'unico pezzo scritto in toto da Anders Jakobson; in ogni caso, a parte i difetti sopra elencati, tutte le tracce raggiungono una buona qualità generale.

Ottima la produzione caratterizzata da una notevole pulizia (invero, abbastanza comune nelle proposte estreme degli ultimi anni) e potenza del suono, di rilievo inoltre la particolare e stupenda grafica interna.

Un esordio promettente, soprattutto tenendo in considerazione i brevissimi tempi di realizzazione; se nei loro prossimi lavori i cinque svedesi saranno capaci di correggere le pecche, in massima parte dovute all'entusiasmo con cui si sono immediatamente messi al lavoro dopo la formazione del gruppo, diverranno con ogni probabilità una delle migliori band degli ultimi anni, almeno nell'ambito della musica estrema.

Carico i commenti...  con calma