Nonostante colui che scrive sia nato quando Simone e Massimo stavano pubblicando il loro primo disco, e nonostante il notevole divario generazionale che mi separa da loro, dopo l'ascolto di Adversus, ho capito che il Rap non è un genere per ragazzini brufolosi nel pieno di un'hiroshima ormonale, ma un'Arte, matura e consapevole, e che l'età anagrafica è un fattore biologico, e non una colpa.
Dunque, da assiduo ascoltatore e cultore di un certo tipo di rap italiano, l'uscita di Adversus, il 16 Novembre del 2018, ha rappresentato per me una necessaria boccata d'ossigeno. Senza nulla togliere alla Trap e a tutto un giro di tendenze e stili differenti, e a parer mio discutibili, un disco come questo, ragazzi miei, ci voleva! Punto. Già con quel fischietto iniziale, sembra come se i Colle ci invitassero a prestare ascolto, come per dire "Ao, bella regà, semo tornati. Sete pronti?...Questa...è la storia di una lunga guerra!...". "Storia di una lunga guerra" è appunto l'avvio ideale, perfetto, per un disco perfetto (apro una piccola digressione: non sto facendo il lecchino: non me ne viene niente. Stavo solo aspettando questo disco da anni, ed è arrivato quando meno me lo aspettavo). Danno e Masito si alternano al microfono in perfetta sintonia, con precisione e stile, brividi da "effetto-cassa" e parole come lame. Bhe, bentornati. Il secondo pezzo è qualcosa che non ti aspetti, qualcosa di così fresco e potente che ti arrivi a chiedere perchè un pezzo così non suoni in discoteca, e perchè non ci sono discoteche dove si mettono pezzi del genere, e il labirinto dei pensieri ti ingloba, mentre in sottofondo qualcosa ti trascina..."Eppure sono qui". Una hit da Club in stile-Colle. Da paura! Sei dentro. E i Colle ti dicono: "il rap è competizione, noi ce stamo, ma non se mettemo a giocà ar gioco vostro, quello che adesso manipolate...noi giocamo ar nostro!". Oggi so tutti belli e pettinati, tutti bravi, tutti virtuosi...ma anche 'virtù', è solo 'na parola..."Nulla Virtus", rime come cortellate, pezzo classico, da risveglio incattivito, da autobus scolastico, da pre-serata, insomma, da ascoltare ovunque ! Arriviamo così a "Noodles", impressionante risposta a tutti quelli che li davano per morti, a chi ci dice che devi stà sempre sul pezzo, sempre pronto, sempre in promozione. Il refrain suona <<che cosa hai fatto per tutto questo tempo...?>> : ho vissuto, è così che dovrebbe suonare per tutti. La musica descrive e rielabora quello che la vita rende possibile, o quello che ci capita. E chi si ferma è perduto! Bomba assurda. Stesso discorso per "Lettere d'argento", pezzo introspettivo da ascoltare assorti nei propri pensieri, in paranoia, con un bel cannone tra le dita. E arriviamo alla traccia 6, la cosiddetta 'title track', forse la più emblematica: <<loro cancellano ma noi riscriviamo da capo.>>. Due strofe che fanno e faranno scuola, due mattonate su chi 'scrive' per entrare in un etichetta, un pezzo che è già un classico. Segue "Penso diverso": pezzo geniale, concetti pesanti su un tappeto musicale 'moderno', acido, da festa illegale: è questo secondo me, uno dei pezzi dove si rende palese la bravura di Craim, direttore d'orchestra, maestro silenzioso e più che mai prezioso. Con "Sergio Leone" l'atmosfera diventa caciarona, e alle strofe che già sapevamo tutti a memoria si aggiunge la perla del Kaossone: i Good Old Boys ci portano nel vecchio West, tra i saloon e le sparatorie, e con 'Cuore più cervello', il pezzo più hip hop del disco, si concendono la pallottola autocelebrativa, da sparare ai live, per fomentare e fomentarsi. Segue così la carrellata finale: "Nostargia", "Miglia e promesse" (con un'altra strofa bellissima di Koas), la nuova versione di "Musica e fumo", "Polvere" con la tromba di Roy Paci... poesia. Nulla da aggiungere a ciò che è consegnato alla Storia. E con "Mempo" si chiude il cerchio, con quel fischietto ossessivo, inquietante, stupendo. I Colle per il futuro. Complimenti.
Carico i commenti... con calma