COLOSSEUM - DAUGHTER OF THE TIME
Sto leggendo un noto dizionario del rock che qui non cito per non incappare in qualche fottuta recriminazione sui diritti e varie altre scocciature, quando mi imbatto nella recensione di un gruppo che ritengo fondamentale sia per la stesura dei brani che nell'esecuzione. Parlo dei Colosseum. Magari non a tutti sono noti ma non è questo il punto. Mi spizzo le valutazioni dei vari album e noto che la media non si allontana dalle due stellette e mezza. Ma perchè? Tralasciamo il fatto che i migliori album per questo dizionario sono sempre i primi editi, ma considerare (anzi "non" considerare) "Daughter Of The Time" un album da due stellette è lievemente imbarazzante. E allora continuo a chiedermi: perchè? Forse perchè il cantante di questo album è cambiato? O forse perchè non è stato ascoltato con la dovuta attenzione? O forse perchè non è stato ascoltato per niente?
Sì, è vero, sono tornato. E sono sempre più rompicoglioni di prima. Ma cominciamo con il descrivere questo affascinante album.
La prima volta che tesi l'orecchio a questo gruppo avevo 8 anni il suddetto album risuonava piacevolmente dallo stereo di mio padre.
Il gruppo, nato nel 1968 a Londra, ha spesso subito rivoluzioni all'interno dei componenti. Stiamo parlando comunque di signori musicisti del cazzo, in parte provenienti dai John Mayall's Bluesbreakers, mica noccioline. John Hiseman (batterista e fondatore del gruppo) è un "otto-mani", al plurale e con il trattino in mezzo, esatto.
L'album in questione si svolge secondo un eccentrico uso di fiati, hammond e chitarre unito all'anima rock (e non progressive, per cortesia) più simile agli Emerson, Lake & Palmer o ai King Crimson più jazzisti. La traccia iniziale già delinea il colore dei vari solchi che si succederanno: parliamo di "Three Score And Ten, Amen". Il sapore è quello dei film western musicati dal maestro Ennio Morricone. La voce di Chris Farlowe è potente, negroide, soul al punto giusto ed esplode in tutti i brani, tranne che in "Take Me Back To Doomsday", qui sostituito dal chitarrista Clem Clempson.
A proposito di "Take Me Back To Doomsday": la canzone in questione è un'eccezionale anticipatrice di sonorità nuove e atipiche per l'epoca in cui è stata concepita, soprattutto per quanto riguarda la concezione armonica. Ricorda quello che sarà la deep house degli anni '90. E non scherzo, fateci attenzione.
"Bring Out Your Dead", sesta traccia, è un pastiche strumentale alla Emerson, Lake & Palmer, dove il virtuosismo tastieristico la fa da padrona. E' un brano che apprezzo molto e che ascolterei in continuazione. Perchè? Perchè è così che mi va. Porgetegli l'orecchio e l'ascolterete anche voi più e più volte.
"Downhill And Shadows" è un bluesettone niente male, dove chitarra, sax, batteria e voce fuoriescono dalle casse e ti stringono la gola finchè il brano non termina.
Ma il pezzo forte è "The Time Machine", un assolo di 8 minuti e 10 secondi del nostro John Hiseman registrato live. John Hiseman sta alla batteria come Michael Hedges alla chitarra acustica. Ascoltarlo senza pensare che vi siano 4 e dico 4 batterie all'unisono lascia increduli. Il ritmo serrato oltretutto fa volteggiare nella mia mente otto braccia immaginarie che battono su quei maledettissimi tamburi. E invece è sempre e solo John Hiseman. Non venitemi più a parlare di altri virtuosi della batteria, per cortesia.
Due stellette per questo cazzo di album è un insulto alla musica, caro dizionario dei miei stivali.
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