The grass is greener. L'erba è più verde. Specialmente quella del vicino, che indubbiamente è sempre più verde della tua. Specie se il tuo "vicino" è dall'altra parte dell'Atlantico, sorridente, con in mano il 33 giri di Valentyne Suite uscito l'anno precendente. Tu invece, americano, nel 1970 ti ritrovi in mano un disco simile, dalla copertina quasi uguale, con quella bella signora avvolta in un drappo di seta a formare un flessuoso vestito, nella prateria ove crescono enormi candelabri. Semplice la scritta: Colosseum - candela - The Grass Is Greener. Sembra una beffa. Metà con una formazione, metà con l'altra.
Vi troviamo Canzoni "vecchie", come Elegy, un jazz rock raffinato, con flauto e gran prestazione vocale del chitarrista-cantante James Litherland; Butty's Blues, altra mostruosa composizione dello stesso Litherland, il classico bluesone in cui Dave Greenslade si sbizzarisce con le sue tastiere magiche; The Machine Demands Another Sacrifice, ancora una volta il flauto di Dick Heckstall-Smith e il basso monumentale di Tony Reeves a fare da pilastri in questa mastodontica interpretazione.
Ascoltando poi le composizioni "nuove", ti convinci che tutto sommato questo disco non abbia niente da invidiare al suo fratellastro europeo. Quasi niente. Se non fosse per quella maledetta Valentyne Suite, qui in versione alternativa, non proprio consona all'immensità del brano originale. Peccato davvero. Ma i Colosseum hanno furbescamente ribattezzato la ex suite (che qui dura solo 7: 35 minuti) con il nome del terzo Theme nella versione britannica, The Grass Is Greener appunto, togliendo perfino l'"Always", come a voler coprire l'inghippo. Ma tu l'hai colto eccome, perché non sei mica stupido.
I brutti pensieri vengono subito spazzati via dall'allegra melodia di Jumping Off The Sun, con le sue campane d'intro e la batteria del leader Jon Hiseman che non da tregua dietro le pelli neanche nel buon cantato del ritornello. Lost Angeles, buon gioco di parole, è un'altra composizione stratosferica, ricco di cambi di ritmi, con le new entry Clem Clempson (ex Bakerloo, chitarra) e Chris Farlowe (voce) ben integrate nella band. Rope Ladder To The Moon è la versione notturna di Jumping Off The Sun, se così la possiamo definire, con le stesse atmosfere allegre. Bolero è una rilettura in chiave jazz-prog-rock di Ravel, dove spicca, fra i vari virtuosismi chitarristici di Clempson, la potente linea del basso di Tony Reeves.
Un disco di eccezionale valore quindi, nonostante la storpiatura della Valentyne Suite. Niente è dato per scontato e tutti i musicisti sono in splendida forma. Perciò, americano, tienitelo ben stretto questo disco, perché a oltre 35 anni di distanza, il disco che ti ritrovi fra le mani non è solo una grande testimonianza di una fase particolare dei Colosseum, non è solo un raro e intrigante ibrido discografico, ma è una rarità dal valore affettivo (e commerciale) non trascurabile. Ora è disponibile in versione doppia, per non scontentare nessuno: Valentyne Suite + The Grass Is Greener. Alla faccia del "vicino" europeo, che se la rideva fino all'avvento del cd, per poi ritrovarsi fra le mani un 33 giri che in confronto al tuo oggi non vale una cicca.
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