I Colour Haze, si sa, hanno il dono dell'armonia. Sono un trio compatto e massiccio che ha saputo attualizzare la psichedelia teutonica dei Seventies. Alcuni sostengono siano il miglior gruppo del Nuovo Millennio, ma solo una cosa è certa: il loro perfetto amalgama tra fuzzosa ruvidezza e spaziale impalpabilità ha fatto scuola.
All" ('08, Elektrohasch Records) si mantiene, fortunatamente, sulla scia dei loro precedenti lavori ma, contemporaneamente, percorre nuove strade: è un disco più concettuale, più ragionato. Basta ascoltare "Turns" per accorgersi che questa è la loro "Little Wing", dove per una volta rispettano la forma-canzone e danno spazio ai sentimenti. Non c'è da preoccuparsi però. Il sentiero intrapreso è ancora quello delle jam piacevolmente interminabili, con le quali i tre disegnano innumerevoli paesaggi (la copertina dice qualcosa?). Paesaggi che vengono creati dal genio chitarristico di Stefan Koglek, uno di quelli che, come nella migliore delle parabole, ha raccolto e fatto buon uso del seme (non quello, stupidini) hendrixiano, e successivamente demoliti da un batterista che ha il vizio di trasformarsi in un panzer, Manfred Merwald, il tutto coordinato dall'onnipresente basso di Philipp Rasthofer che, manco fosse una tavolozza di acquerelli, sceglie il timbro appropriato per ogni canzone.
Questo, signori e signore, è anche il loro lavoro dal gusto più vintage (come la voce di Koglek). Quello che sorprende infatti è come questi tre geniali tedesconi sappiano plasmare la psichedelia di oggi e domani a loro piacimento. Dall'intermezzo di organetto doorsiano in "Light", agli sprazzi di sitar e alle atmosfere esotico-orientaleggianti che andavano tanto di moda negli anni Sessanta in "Stars" e in "One", passando per la kyussiana "If" (ma anche "Silent", dove quel riff così bluesy esce all'improvviso dalle polveri, sembra uscita dal migliore dei "Blues for the Red Sun"), questo ascolto, la cui ultima tappa sarà la semi-acustica e sognante "Remains", sarà il trionfo dei sensi.
"All" è il loro disco meno diretto ma anche quello più variegato, dove il loro genio creativo è al loro massimo. E' un viaggio fatto di misteriosi scenari, di panorama mozzafiato e di grandi atmosfere, con tre geniali tedesconi al vostro fianco e i fantasmi di Hendrix, Barrett e degli altri eroi della psichedelia anni Sessanta a farvi compagnia di notte. Rimane da chiedersi? Cosa aspettiamo a partire?!
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