Non ha quasi senso scrivere questa rece; la vera psichedelia sia essa intimista o "heavy" come in quest'album deve colpirti al cuore, trascinarti dentro mondi nascosti, farti viaggiare come e più di un allucinogeno. Non importa se lo fa in maniera delicata e liquida oppure con muri di fuzz e una sezione ritmica da infarto.
I Colour Haze sono questo, un gruppo psichedelico nel senso più autentico del termine.Solo tre persone: Stefan Koglek (chitarra e voce), Manfred Merwald (batteria) e Philip Rasthofer (basso). Vi assicuro che sono più che sufficienti!
"Los Sounds De Krauts" è addirittura doppio per contenere tutta la genialità e l'esplosività di questo gruppo tedesco... 11 canzoni, 11 perle psichedeliche come non se ne sentiva da anni.
Psichedelia, kraut rock, stoner e hard settantiano si mischiano senza soluzione di continuità in un cocktail lisergico che rende il suono del gruppo unico e facilmente riconoscibile in una marea di band che suonano tutte come cloni. Come al solito prevalgono le lunghe jam acide e distorte, perfetta colonna sonora per un party a base di marijuana e lsd.
Il primo lato del disco per fare un piccolo esempio vede la presenza di "I Won't Stop", "Roses" e "Zen", tre brani della durata media di 7 minuti, melodiche nel cantato, ossessive nella sezione ritmica, ma sopratutto travolgenti e flippanti nella chitarra di Stefen a suo agio tra passaggi più leggeri e altri più ruvidi. Ogni tanto affiora il suona di un fender rhodes che più vintage non si può... insomma se non l'avete capito questi spazzano via qualsiasi altro gruppo stoner/psych dei gioprni nostri!
La mente del gruppo è senza dubbio Stefan Koglek vocalist ma soprattutto chitarrista immenso, il suo modo di suonare è passionale, sporco a dovere, carico di feeling... qualcosa di veramente magico...
Altre canzoni che lasciano il segno in modo indelebile sono "Where The Skies End" momento conciso che riassume in una trama di basso e di chitarre effettate la filosofia del trio: espandere la percezione dell'ascoltatore, cura portata a perfetto compimento nell'esplosione umorale di "Weltraummantra" quasi venti minuti oltre ogni limite corporeo che esplorano con tocchi delicati gli angoli nascosti della psiche umana.
Arriva finalmente "Overrinding" e qui raggiungiamo la perfezione, diciotto minuti che si pongono come vetta assoluta del disco: ultimamente non avevo mai sentito qualcosa di così sublime, un insieme di riff e wah-wah inaciditi, cavalcate sature arrichhite da un organo caldo come il sole, vibrazioni stonate e un cantato melodico così soave fanno di questa jam un capolavoro assoluto.
Così quando arriva "Schlaflied" a chiudere questo favoloso trip, ci si risveglia da un lungo sogno e (purtroppo!!) si torna alla realtà.
Pochi cazzi: questo è un album favoloso... lasciate solamente che al posto del caldo sia questo flusso sonoro fantastico a spaccarvi la testa come un melone.
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