Leccare ferite con gusto. Provare il piacere degli umori. Flagellare una schiena con incanto. Sottomettere al frustino un essere umano. Fare un bagno di sangue e poi di folla. Supervisionare un’umanità impazzita sotto luci stroboscopiche.

Queste cose non mi sono mai girate per la testa ma con la musica aggressive techno / terror EBM dei Combichrist (idea di Andy La Plegua, voce dei più morbidi Icon Of Coil, future pop alle volte simile a quello degli Apoptygma Berzerk) ho avuto la visione complessiva di un’estetica difficile da digerire fatta di fluorescenze fluide, androginia e misantropia, costumi privi di qualsiasi appiglio morale che diventano normalità. Per una danse macabre hyperviolenta da caverna rifugio per gli adepti dell’elettronica gotico/industriale contemporanea. Non ho mai nutrito una passione particolare per l’EBM ma ho seguito gli sviluppi della scena grazie a gruppi come Das Ich che mi hanno fatto capire che esiste “tunz” ed esiste “tanz”. L’abominevole degenerazione technoindustriale qualitativamente più riuscita del nuovo millennio (de gusti bus) è rappresentata da questa scheggia priva di controllo, la carnefice e sadomasochista proposta dell’esordio Combichrist nominata The Joy Of Gunz (2003).

A questa lussuriosa umiliazione della morale, a questo smascheramento delle ipocrisie, partecipano sonorità nichiliste dalle assidue e a volte iperboliche staffate da catena continua, alla rumoristica sintetica più glaciale. Alla brutalità delle macchine prive di anima si accosta una voce ottenebrata, fiera, sadica, filtrata da armamentario tecnologico. Il complesso delle tracce di questo album, musica da club dancefloor ristretto a pochi, sembra essere un monumento all’idiozia umana, alla cattiveria gratuita, al gusto di qualcosa che è ancor più sotterraneo dell’orrido e del macabro. In due parole, al pessimo gusto. Ma questa ossessione per la violenza psicofisica che non concede respiro alle narici – se non che in apertura, con Intruder Alert, brano chicca e tra più ascoltabili di tutta la release – ha il pregio di non essere governata da un troll senza cervello. Alla guida di quest’armata  supersonica c’è un uomo che, come detto, ha un’esperienza importante alle spalle in materia di danze per figli di fiori del male, e che non vuole rendere questo side-project un mero sfogo alla propria voglia di andar giù in maniera pesante. Se tutto l’album suona perfido e spietato ma controllato a livello melodico è grazie proprio a La Plegua, anche in questo caso autore di una programmazione cibernetica regolare. Andy ha modulato le trame noise e il martellamento su un concetto artistico preciso: l’uomo merita mazzate, ma non alla cieca; mazzate crudeli e ben distribuite per fargli vivere ad occhi aperti l’incubo di una violenza subita senza possibilità di difesa.

E così, dopo un’apertura che sa di preludio alla fustigazione, inizia una serie di tracce a volte d’ambientazione e alle volte marziali e prive di scrupoli che fondamentalmente possono sortire due tipi di effetto: repulsione per chi non è avvezzo a questo genere di musica, ballo ossessivo senza batter ciglio per chi di questo massacro ne fa uno stile di vita.

I titoli dei brani sono precisi e secchi: "You Will Be The Bitch Now", "Bulletfuck, Human Error". Il tentativo di lobotomia a volte è davvero ben riuscito. Quello di impressionare pure.

Altamente sconsigliato a chi ama la musica fatta a mano. Consigliato a chi ha apprezzato i VNV Nation. Forse, anche superati.

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