Un lavoro che può essere definito folk/celtica che strizza l’occhio al progressive. Ricorda molto lavori cantautoriali degli anni ‘70 , in special modo Branduardi e qualcosa di Guccini o De André. Ma non ci soffermiamo troppo sulle etichette (anche perché solitamente vengono collocati nel grande calderone della musica alternativa) e parliamo dell’importanza del disco: è uscito nel 1983 in vinile, ad oggi introvabile rappresenta il primo esempio di musica alternativa registrato con mezzi professionali e curando diversi aspetti e non solo quello propagandistico. Il primo LP degli Janus del 1979 non posso considerarlo professionale perché a mio avviso è suonato malissimo e gli spunti musicali sono veramente scarsi. In questo disco possiamo trovare il meglio della musica alternativa: testi non monotoni, ispirati e che trattano temi molto cari alla tradizione neofascista ( tradizione, religione, riferimenti medievali) scritti da diversi componenti ed ex componenti della Compagnia dell’Anello. La musica come abbiamo detto prima è un folk con uso prominente del pianoforte e sintetizzatori. La chitarra classica e acustica aggiunge passaggi degni d’interesse; il basso elettrico purtroppo si sente poco ma si riesce ad apprezzare nel suo giro peculiare ne “Il contadino, il monaco, il guerriero”. La voce di Mario Bortoluzzi, tra i fondatori e anima della Compagnia, è pacata, morbida e tenorile e come stile ricorda quello di Eugenio Finardi, ma presenta forte personalità ed è fra le più riconoscibili di tutta la musica alternativa; talvolta è accompagnato dalla seconda voce in armonia del pianista Gino Pincini. Doveroso citare la chitarrista e autrice della maggior parte delle musiche Marinella Di Nunzio.
Il disco presenta una melodia tradizionale scozzese (Il costume del cervo bianco), una composizione originale per un film (Il domani appartiene a noi, divenuto un’inno dell’area alternativa) , veloci ballate (Pensando a un amico, Sulla strada), canzoni branduardiane (Fiaba) e altre singolari composizioni (Terra di Thule, Nascita, Ninna Nanna).
È la prima gemma della musica alternativa e unica nel suo genere, di esperimenti simili qualcun altro ne ha seguito le orme (Gabriele Marconi, Francesco Mancinelli), ma rimane comunque il fatto che tra immondizie musicali varie dentro questo genere (dove di band che non sanno suonare se ne trovano a bizzeffe) questo lavoro emerge senza troppi problemi, come tutti gli altri della Compagnia dell’Anello. Un lavoro che non dovrebbe mancare nella collezione di appassionati di progressive italiano anni ‘70, anche perché per chi non è avvezzo a certe tematiche, viene in aiuto il fatto che come testi è abbastanza neutrale e non scende in dettagli ma racconta storie di un immaginario medievale ed europeo che fa sognare anche chi non è necessariamente di destra.
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