Dopo quattordici anni l'entità Confessor ritorna alla luce.
La Morte in persona si è disturbata a fornire la triste premessa per la nascita di questo "Unraveled". Ivan Edward Colon, membro fondatore della band, viene a mancare il 15 febbraio 2002. Gli amici di una vita dopo anni di inattivià decidono così di riprendere in mano gli strumenti per un concerto commemorativo. Il passo verso la pubblicazione di materiale inedito è breve.
I Confessor sono rinati attraverso la morte.
Questa non è la colonna sonora dell'Apocalisse, semplicemente perchè l'Apocalisse è già passata sulle teste del gruppo americano.
La litania del Confessore esce dal centro del nulla e vi ritorna arrampicandosi per infinite scale. Sincopata, come morsa da un animale velenoso ed ancora sconosciuto, la struttura delle canzoni scava senza remore lungo le pareti del cervello. Ritmiche progressive saccheggiate da riff di chiara matrice Doom appoggiano il canto liturgico di Scott Jeffreys.
È necessario accettare il male come effettiva possibilità dell'essere. Il prezzo della libertà dell'Io che trova in Unraveled la sua sublimazione.
A salvaguardia dei più, la creatura posta in copertina, contorta fino allo spasmo, sembra ammonire sui contenuti dell'opera. Più efficace di qualsivoglia Parental Advisory, quanto i Confessor sono più efficaci di qualunque altra band del panorama Doom odierno nel rappresentare l'incommensurabile tensione fra Io ed Assoluto. L'impotenza autocosciente che ci lacera, senza scampo.
In fondo, non siamo altro che questo: insuperabile dualismo ontologico.
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