Non c'è bisogno di andare avanti quando già si è giunti a destinazione. A quel punto l'unica cosa da fare è scegliere una direzione differente. Si può scavare a fondo nel proprio essere poiché il movimento è diventato inutile. Perché si sono bruciate tutte le strade percorribili a causa di un'irruenza che non è di questo piano d'esistenza.
"All We Love We Leave Behind" è questo. È la sintesi del disastro sonoro, è l'essere un borderline elettrico che grida contro una schiera di inutili hardcorers wannabe che mostrano i tatuaggi ma non le palle, è il barocco della nuova scuola HC che incastra tonnellate di distorsioni e architetture sonore a mò di monolite, che disintegra la barriera della violenza con assalti al calor nero, perché la direzione giusta è quella che porta all'abisso, e più si va a fondo più si possono trovare iscrizioni di colore blue al servizio di un detonatore sensibilissimo, dove la voce non serve (come non è mai servita) a comprendere quanto profondo sia il pozzo del cuore di Bannon, un pittore dell'impressionismo della violenza dove il soggetto perde le sue sfumature definitivamente ed è solo la disperazione ad avere l'onore di mostrarsi senza veli, caustica e claustrofobica.
L'affermazione definitiva di un capobranco senza anima capace solo di annullare la presenza di ogni altro esemplare della propria specie.
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