Il nuovo lavoro dei Converge porta con sè il peso degli anni, in positivo: tutta l'esperienza accumulata disco dopo disco ha permesso loro di costruirsi un suono estremamente personale e immediatamente identificabile in mezzo alle miriadi di anonime hardcore bands.

Un'attitudine punk istintiva e selvaggia unita ad una tecnica e una potenza metal-core (di derivazione thrash e death, soprattutto i primi lavori dove le influenze di gruppi come Slayer o Entombed erano più evidenti) ne hanno fatto una delle principali post-core bands. Band che ha contribuito allo sviluppo di questo genere musicale, dove sono racchiuse mille sfumature di un'unico universo musicale. Prendendo ad esempio Neurosis e Converge: due band dall'approccio apparentemente lontano e differente (per certi versi quasi agli antipodi), quanto complementari e dagli intenti comuni.

E l'intento di questo "No Heroes" non è poi così celato come in passato, dove si combatteva per istinto di sopravvivenza e per non restare preda di qualcosa di pungente che non dava riposo se non con l'inevitabile spargimento del proprio sangue.
Un disco maturo che racchiude e mescola la maggior parte degli elementi che hanno contraddistinto il sound e l'anima dei Converge, dove a partire dai suoni si ritorna ad essere nuovamente incendiari, rispetto a quelli di "You Fail Me".

Se appunto il penultimo album si apriva con "First Light" come sorta di intro, qui i Converge attaccano subito l'ascoltatore alla gola con dei pezzi tiratissimi, impazziti e dalla durata "ridicola" e grind, dando il senso di una frammentarietà iniziale (Heartache-Hellbound-Sacrifice-Vengeance).
Senso che si ricompone da "Weight Of The World" dove i Converge riacquistano della "lucidità" e senno per spianare il terreno alla title-track, una vera perla di distruzione e un'inno all"anti auto-celebrazione e le "celebrazioni" in generale, della quale il sinonimo sarebbe potuto tranquillamente essere "no salvation". Paradossalmente dal titolo della canzone, le lyrics della title-track sono assolutamente positive e danno grande incoraggiamento (almeno per come le interpreto io).

Unico "esperimento" dell'album è "Grim Heart/Black Rose", dove la voce dei Milligram si fonde alla malinconia auto-lesionista dei Converge: inutile dire che la struggente canzone sfocia in un finale avvelenato. Difficile rimanere indifferenti di fronte all'angustia di "Trophy Scars", davvero uno dei migliori pezzi di quest'album.
E come era iniziato, si chiude: "Bare My Teeth" e "To The Lions" iniettano le ultime scosse epilettiche ad un'album in definitiva molto più convincente e ispirato di "you fail me", ma che ovviamente non può replicare la grandezza di "Jane Doe".

Ormai i Converge sono una band matura (forse un pò paradossale per una band dall'attitudine fondamentalmente punk) e che evita saggiamente di essere ermetica a tutti costi, ma al contrario cerca di divulgare gli insegnamenti acquisiti, frutto del loro personale sacrificio verso la causa nell'underground. Underground che hanno contribuito a fare crescere con dischi di assoluto spessore e che, assieme a quelli dei Neurosis, rappresentano la punta di diamante di un genere.

"Alone In My World Of Enemies, I Fear Nothing".

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