La confusione, mentale, fisica, spirituale. Ancora: la rabbia ancestrale da rivoluzione antiborghese. E ancora confusione, la stessa che alberga nei nostri animi, la stessa che ci porta a non riconoscere più nostri sentimenti. Così, disperati, ci buttiamo a terra, imprechiamo, sbattiamo la testa contro il muro, cerchiamo un riparo nella violenza. Poi lampi di razionalità ci colpiscono all’improvviso quasi a farci uno scherzo, ci calmiamo, ritorna la pace.

Non riesco a non rivedere me stesso, con tutti i miei sentimenti contrastanti, quando ascolto “Petitioning The Empty Sky”. Perché qui “divenire” è la parola, il movimento, la trasformazione, anzi, la confusione vera e propria. Siglata attraverso cambi di tempo, vocalizzi che squarciano letteralmente l’aria per convertirsi in cori infantili, architetture chitarristiche talmente spontanee che sembrano buttate fuori in mezza giornata, in un momento di estasi creativa. La melodia a volte viene buttata di petto, altre volte si perde nel caos, e riconoscerla nel riffing diventa il vero piacere. Assoli malati, scale da camicia di forza, riff presi dalla Bay Area, stuprati, massacrati e trasformati in una macchina da guerra assassina.

Era il 1997 l’anno d’oro della formazione bostoniana, proprio nel momento in cui usciva questo gioiello. L’ispirazione era al massimo, pulsante e pericolosa. Si vuole ormai che sia “Jane Doe” il capolavoro del gruppo di Jacob Bannon, l’album del 2001 che anticipava l’uscita di “You Fail Me”. Va bene, d’accordo. Anch’io impazzisco quando ascolto la schizofrenia di “Concubine”, o la velata poesia di “The Broken View”. Ma quando metto su “The Saddest Day” non è la stessa cosa, no. Almeno 17 cambi di tempo (li ho contati) in una canzone di “soli” 7 minuti. Certo la maturità artistica non è ancora arrivata, giusto. Ma qui c’è l’anima del gruppo, vera, sincera. Questo è l’album che più consiglio a chi voglia esorcizzare la propria “confusione”.

Grandissimi i Converge. Grandissimi per il successivo e meraviglioso "When Forever Comes Crashing" del 1998, grandissimi per “Jane Doe” del 2001. Ma quando rimetto su “Petitioning The Empty Sky” io rivedo tutto quello che sono riusciti a dire nella scena metal-core, io vedo il futuro dell’ hardcore, e questo futuro, pian piano, lo stanno costruendo anche (e soprattutto) loro. Non ci credete? Ascoltatela, “The Saddest Day”. Ascoltate “Forsaken”, o “Color Me Blood Red”. La confusione inizia da qui.

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