Perché recensire "Ask Questions Later"? Perché farlo visto che già un altro utente lo ha fatto magistralmente? Semplicemente, perché questo è uno dei migliori album che avrete mai l'occasione di ascoltare, e di questo sono a conoscenza ancora troppo pochi.
Fin dall'inizio della loro produzione come Cop Shoot Cop (in realtà un supergruppo, ma sarebbe troppo lungo...), il gruppo traccia un solco di distinzione notevole rispetto al resto del panorama industrial. Sono allo stesso tempo vicini e lontanissimi dal padre del genere Foetus, in quanto esordiscono con un concentrato di pura rabbia e distorsioni come "Consumer Revolt", ma poi si evolvono verso qualcosa che ad un'analisi superficiale può apparire come una commercializzazione, ma che in realtà è la stessa medicina amarissima, indorata nello zucchero della melodia. Mentre alcuni continuano a urlare rabbiosamente la propria rabbia e a far ballare gli zombie di un futuro megaconflitto nucleare (es. Ministry o Skinny Puppy) e altri si chiudono in se stessi a descrivere il proprio buco nero interiore (es. Reznor), i Cop Shoot Cop guardano tutti con il sorriso beffardo e amaro di certi barboni, un po' pazzi un po' profeti, che se ne vanno in giro a pronosticare borbottando la prossima apocalisse.
L'album si apre con "Surprise Surprise", ancora un classico pezzo industrial, a metà tra il punk e il tipico sound di Jourgensen, colmo di rabbia verso governanti inetti, crudeli e corrotti. Il tipico viatico ipotizzato dall'ascoltatore si interrompe subito con la straordinaria melodia di "Room 429", dove una costruzione musicale struggente, accompagna la commovente preghiera di Natz fino all'apoteosi finale che sfiora la commozione. Segue la corsa sincopata di "Nowhere", dove il ritmo quasi guascone cozza con l'amarezza del testo e subito dopo dalla marcia incalzante di "Migration", che potrebbe ben figurare in uno scenario post apocalittico, come in una strada di New York , quale sottofondo del cinico ed egoistico incedere di una massa di singoli. Ti colpisce come un proiettile la successiva "Cut To The Chase", dove la voce di Natz getta brandelli d'amore nel mezzo di una caccia disumana, il tutto modulato su un sottofondo di violini e melodie arabeggianti. Quando ancora non si è esaurito il pathos ecco che a sconvolgervi appare la banda cittadina di matti di "$ 10 Bill" , che fra tamburi e trombe, fa l'apologia del cinismo e dell'ingiustizia di questa società (il video è spettacolare), fino a raggiungere il picco della follia con l'ipnotica "Seattle". A ripristinare un'apparente normalità ci pensa l'incalzante "Furnace", chiusa da una strofa che sa di profezia, che si materializza subito nel limbo oscuro e desolato di "Israeli Dig". "Cause and Effect" è l'ennesimo straordinario lamento, incartato in una melodia che alterna lirismo e distorsione e che fa da viatico all'omelia-poesia di "Got No Soul", dove sonetti mefistofelici mettono alla berlina tutto e tutti, con un sottofondo perfetto che fonde trombe e campionamenti. Chiudono l'umorismo nero traboccante cinismo e ipocrisia di "Everybody Loves You (When You're Dead)", in cui un ritmo accattivante quasi pop fa da corollario all'esibizione della gamma di sonorità di Natz e infine la visionaria "All The Clocks Are Broken", che congeda l'ascoltatore come una tempesta estiva, rapida ma che lascia il segno.
Ashley, Puleo e Filler producono quindi un lavoro musicalmente di eccellenza assoluta: una chimera dagli innumerevoli apporti, sapientemente amalgamati o messi appositamente in contrasto, a cui si fondono la voce distorta ma sfaccettata di Natz e testi ricercatissimi ma allo stesso tempo assolutamente genuini e non aulici (che mi è costato molta fatica non citare...). La catastrofe futura pronosticata per almeno un decennio è avvenuta. Impalpabile e apparentemente indolore. Niente guerre globali ne disastri nucleari. Solo cinismo e ipocrisia. Una società di zombie nell'animo.
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