C’è del black metal, del death, ma c’è anche del progressive e dell’hard con venature settantiane, da cercare negli immancabili Sabbath ma anche nei Blue Cheer e Atomic Rooster, ma c’è anche della NWOBHM. C’è un bel po’ di violenza ma anche inaspettate aperture melodiche e delle ritmiche mai noiose e sempre piuttosto articolate, cori melodici sopra a tappeti di ritmiche serrate che si aprono persino ariose e inaspettate per ricadere poi in growl e stacchi di accelerazione.
I signorini di San Francisco (il che è già garanzia di qualità) sono tutt’altro che pivelli di primo pelo (il loro esordio è del 2008) e hanno una preparazione tecnica, un apertura mentale e una inattaccabile convinzione della loro indipendenza musicale decisamente non comuni.
Io che non adoro esattamente il death/black li trovo assolutamente godibili, incazzati ma senza paraocchi e capaci di indirizzare quelle che sicuramente sono le loro influenze musicali giovanili in qualcosa di assolutamente moderno senza volere (o “dovere” per imposizioni di qualcuno) rientrare in un genere catalogato ed esclusivo, o la paura di fare qualcosa che potrebbe scontentare una qualche tipologia di fans.
I Cormorant fanno quello che gli piace e che li diverte, senza dover vendersi a qualcuno o attenersi a una qualche etichetta di genere, e lo fanno molto ma molto bene.
Li trovate fin dall’esordio su Bandcamp, ovviamente a offerta libera.
Da provare se via piace il metal, a prescindere dall’etichetta che preferite metterci davanti.
Io li amo.
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