Chissà che aria tirava a Tokyo, più precisamente nel quartiere Shibuya, nel corso degli anni ’90 quando, sotto la guida di un gruppo come i Pizzicato Five, brulicava un genere dalla creatività senza freni sotto il nome Shibuya-kei. Un “genere” che incarnava un impossibile equilibrio tra retromania e ipermoderno, miscelando nel calderone suggestioni sixties, musica lounge e easy-listening, rock psichedelico, sonorità house, yé-yé e jazz, a seconda dei casi. Ispirazioni che trovavano un inedito e armonioso equilibrio che si presentavano sotto i nomi di, tra gli altri, Flipper’s Guitar, Kahimi Karie e Cibo Matto.


Cornelius, figura centrale del movimento, si è col tempo imposto come figura centrale della così detta musica alternative giapponese e il suo “Fantasma”, uscito non a caso il 6 agosto 1997 (anniversario di Hiroshima), è allo stesso tempo bibbia irrinunciabile di questa sottocultura e disco che si distanzia dai colleghi per originalità e sguardo al futuro.

Cornelius è un cacciatore di dischi. Uno di quelli che si commuove sia di fronte al più celebre lavoro di David Bowie che all’opera più oscura della minimal wave austriaca. Un appassionato di suoni curioso e inarrestabile, che non ha paura di sottostare in etichette prestabilite e, esattamente come un camaleonte, passa con destrezza tra sfuriate hard rock e rilassanti composizioni downtempo. In questo senso, “Fantasma” è il suo apice: disco dai mille colori e allo stesso tempo equilibratissimo.


Capace di sorprendere l’ascoltatore con un’irresistibile e giocosa “Mic Check” lì in apertura, dove un “prova prova” al microfono lascia spazio al primo giro sullo schizzato ottovolante che è questo album. Un giro divertentissimo che è automatico condurre tutto d’un fiato, tra chiare ispirazioni beatlesiane sotto acido (“Chapter 8 Seahorse and Horizon”) e martellanti ritmiche sincopate (“Count Five Or Six”), tra melodie assolutamente perfette (la splendida “Star Fruits Surf Rider”, la vertiginosa “Free Fall”) e composizioni stratificate e ambiziose (“God Only Knows”).

Traccia dopo traccia, “Fantasma” si rivela un disco straripante di idee e allo stesso tempo immediato. Un viaggio senza sosta che cresce ascolto dopo ascolto, spiazzando anche oggi a più di vent’anni dal’uscita.

Caleidoscopico e indimenticabile, assolutamente da riscoprire, “Fantasma” è servito.

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