Il biennio 1994-1996 rappresenta senz'altro l'apice creativo e commerciale della carriera dei Corrosion of Conformity. Partiti dieci anni prima come band hardcore punk, poi successivamente indirizzatasi verso un più tecnico e cupo thrash metal, i quattro musicisti del North Carolina cambiano ancora e pubblicano nel 1994 il seminale album Deliverance, un grezzissimo , polverosissimo, pesantissimo disco di puro stoner/hard rock, profondamente influenzato tanto dai Black Sabbath quanto dai Lynyrd Skynyrd, nel quale blues, rock e southern si mescolano e si appesantiscono per dare origine ad uno dei sound più esaltanti di tutto il panorama metal anni '90.
Nel 1996, il compito non facile di succedere al sorprendente "Deliverance" tocca a "Wiseblood", un disco che si propone di mantenere le coordinate precedentemente fissate da Pepper Keenan e soci due anni prima. Nel complesso, bisogna riconoscere che a livello compositivo "Wiseblood" non si rivela all'altezza del predecessore, non presentando canzoni veramente vincenti come erano state "Albatross", "Clean My Wounds", "Broken Man", "Senor Limpio", "Shake Like You" e "Shelter", ed anche il suono sembra essersi eccessivamente ripulito e levigato, probabilmente nel tentativo di attirare un maggior numero di fan. Fatte queste considerazioni iniziali, è altrettanto giusto dire che, se "Deliverance" era stato un capolavoro, "Wiseblood" non è niente di meno di un buon disco, che abbina riff potenti ad assoli taglienti, voce calda a sezione ritmica precisa e compatta.
L'apertura è intelligentemente affidata ad una coppia di brani esplosivi, l'incalzante "KING OF THE ROTTEN" e la sin troppo sottovalutata "LONG WHIP/BIG AMERICA", con il suo incedere irresistibile, i suoi feroci stacchi e i solos di pregevole qualità. Più compassata, almeno a livello ritmico, è la titletrack, dove non mancano certamente l'energia e la heaviness, elementi comunque non sufficienti a renderla una song memorabile. Man mano che ci si addentra nel cuore dell'album, tuttavia, si scoprono dei Corrosion forse troppo raffinati e dal rendimento altalenante: basti pensare ad un paio di episodi fin troppo ammiccanti al grunge (l'ipnotica "GOODBYE WINDOWS", "THE SNAKE HAS NO HEAD") dove le chitarre tradizionalmente abrasive si limitano a qualche comparsa, lasciando la scena alla voce di Pepper ed al basso - comunque ottimo - di Mike Dean, Ma l'episodio peggiore resta senza dubbio il singolo "DROWNING IN THE DAYDREAM", un brano incredibilmente ruffiano, forzatamente solare nelle melodie e nella voce, tanto da risultare in sostanza innocuo come il più banale dei motivetti da classifica: distante anni luce dal blues sporco ed ultra pesante di "Albatross".
Per fortuna, le debolezze del disco si esauriscono qui: "THE DOOR" e "WISHBONE" ci regalano perle del più ruvido hard rock sudista, si ritorna ai muri di fuzz, alle chitarre che ruggiscono come rombanti Harley Davidson, la Sabbathiana "MAN OR ASH" è impreziosita dalla presenza di James Hetfield dei Metallica ai cori. E chissà che James non si sia ispirato, almeno a livello tematico, anche alla terremotante, velocissima "FUEL", una esplosiva miscela di stoner sound e martellante ritmo hardcore, nemmeno tre minuti di pura adrenalina! Menzione d'onore anche per l'eccellente "REDEMPTION CITY" , semi ballad proveniente direttamente dalle rive del Mississippi, che non sfigurerebbe di certo in un album dei Down, e per l'ottimo strumentale conclusivo "BOTTOM FEELER", un concentrato di potenza, riff oscuri e ritmi che non lasciano scampo, condito da interessanti spunti solisti di basso e batteria
Per concludere, si può dire che "Wiseblood" sia stato un disco forse non sbalorditivo, condizionato da una produzione meno "assassina" rispetto al suo ben più quotato predecessore, e da un livello compositivo non sempre omogeneo. Resta comunque indiscutibile che i COC siano stati, anche grazie a questo album, un punto di riferimento nel panorama del nuovo Southern Metal, fondamentali precursori stilistici di band altrettanto cruciali come Down, Black Label Society ma anche i Metallica di Load e Reload. Non è certo un caso che Pepper Keenan, l'inventore di quei nuovi COC, oggi sia una colonna portante dei Down, la band che più di tutte impersona l'orgoglio, culturale e musicale, dei figli del profondo Sud.
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