Weilheim auf Achse, Weilheim in giro. Weilheim è un paese di 20mila anime a 40 chilometri da Monaco. Console in un’ intervista dice “un paese di merda, ma quando sto via a lungo mi manca”. Da lì vengono tutte del band di questo minifestival che gira la Germania. Ieri hanno suonato Ms.John Soda, Tied And Tickled Trio, Enders’ Room(Enders è anche il sassofonista nei Tied and Tickled Trio). Oggi Notwist, Lali Puna e Couch. Ogni musicista suona almeno in un’ altra di queste band, ma fare un’ albero genealogico completo sarebbe ora troppo complicato. Aggiungiamo solo che catalizzatore sono gli Uphon Studios di Mario Thaler, dove quasi tutto viene registrato.
Ore 21.00, iniziano i Couch: Stefanie Böhm, qui tastierista e chitarrista è pure la cantante dei Ms.John Soda. Sono in quattro, oltre a Stefanie, un basso una chitarra e un batterista. All’ inizio della loro avventura di sé dicevano: “facciamo musica senza parole e senza assoli”. E così è rimasto. Per darvi un referente diciamo Kinski; costruiscono le canzoni su frasi piuttosto minimali, poi accelerano. Occasionalmente si avvicinano al maestoso. Mi mancano le parole. I testi.4/5
Ore 22.00. Lali Puna: Al basso Markus Acher, pure chitarrista e cantante nei Notwist. Qui qualche parola c’è, i dischi li conosciamo, ma la riproposizione live è piuttosto piatta. A volte gli incastri fra campionamenti e parti live non combaciano del tutto. Rimane una brutta copia dei dischi. Sbagliano pure qualche nota e talvolta le tastiere, le linee melodiche di due note, non si integrano col resto. Questo perché i musicisti sono costretti ad inseguire i loop, che costituiscono la struttura delle canzoni. Il batterista ovviamente suona con un click in cuffia e di tanto in tanto sfrutta le possibilità del click e si lancia in qualche controtempo. Markus Acher va avanti e indietro, sul posto, come un autistico, non si ferma mai. Non suonano "Contratiempo" la mia preferita. Suonano " a cookie monster beside my bed". 3/5
Dal programma del concerto dovrebbero essere le 23.00. Il mio orologio interno conferma a grandi linee. The Notwist. Markus Acher si presenta solo e inizia a suonare una cosa vagamente country folk. Mentre gli altri ancora sistemano il palco. Mi aspetto un concerto tranquillo e delicato. Eccoli tutti pronti: suonano "One With The Freaks", da Neon Golden (al banchetto merchandising ne ho pure scoperta una copia su doppio mini cd, piccola piccola. Quando si dice l’ attenzione ai particolari di una band). Segue "Pick Up the Phone".E qui Acher tortura il pubblico con un rumore à la Einsürzende Neubauten . Col plettro percuote le corde della chitarra fra capotasto e meccaniche che con gli effetti diventa una cosa stridula e penetrante. La canzone finisce in un maelstrom.
I Notwist sono impressionanti per la padronanza della loro esecuzione. La sorpresa è Martin Gretschmann (aka Console), l’ uomo dei campioni. È lui a seguire la band e non il contrario. Ogni tanto si allontana dal suo laptop e tastiere, va a fumarsi una sigaretta dietro gli ampli, si allontana per bersi dell’ acqua, ma è sempre al suo posto quando è necessario. Talmente bravo che non deve far finta di fare qualcosa quando il loop va da solo o quando non c’è. I suoi contributi sono sempre perfettamente nel mix. E fu lui a dare la svolta verso i Notwist di oggi, nel 1995, quando contribuì a "12". Il disco di esordio dei Notwist invece era fra il rock, il punk e il metal. Che dal vivo ogni tanto fa capolino in momenti di improvvisa rabbia. Altro che calma e delicatezza. Il fratello di Markus, Micha (anche membro dei Ms.John Soda), qui suona il basso esattamente come il fratello, con un movimento ondulatorio ed uno scuotere della testa che non gli a pace per tutto il concerto. Non si ferma una volta che sia una. Spesso nelle outro delle canzoni devia su linee dub. Lodi pure al batterista, Martin Messerschnitt, che perfeziona ancora l’arte del controtempo. In "Chemicals", che fu il loro primo piccolo hit, Martin Gretschmann sostituisce il modem a metà canzone con dei gorgheggi vocali. Quasi camp. Grande. Dopo ogni canzone Markus Acher dice "Tausend Dank", mille grazie e "Vielen, vielen Dank", molte, molte grazie; la delicatezza e gentilezza dei dischi nelle sue parole. Chiudono con "Pilot" e Acher campiona la sua stessa voce in una lenta chiusura spettrale "Ca-Car-Car". Infine il bis chiude definitivamente il concerto con "Consequence", questa si delicata come sul disco.
Wow. Sono le una. Mille grazie. 5/5
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