Nel panorama musicale ci sono una valanga di band talentuose sconosciute o semi sconosciute che, nonostante dispongano di mezzi assenti ai tempi dei loro predecessori o maestri, faticano ad arrivare dove meriterebbero.
In questa categoria rientrano i Counterfeit, “ex” band londinese capitanata da Jamie Campbell Bower, accompagnato dai chitarristi Samuel Bower (suo fratello minore) e Tristan Marmont, dal bassista Roland Johnson e dal batterista James Craig.
Jamie Bower è noto ai più per la magistrale interpretazione in Stranger Things (serie di punta del colosso streaming Netflix) del villain Vecna, alias Henry Creel, alias numero Uno. A ritroso, il buon Jamie si è fatto conoscere e riconoscere anche per altrettante ottime prove attoriali in successi del grande schermo come Sweeney Todd di Tim Burton, la saga di Twilight e non ultima quella di Harry Potter e il suo prequel, Animali Fantastici, di David Yates. Sia chiaro: anche il sottoscritto fa parte di quel buon numero di fan del Bower attore ed ho scoperto solo di recente il suo passato da rockstar. Purtroppo da lui già dimenticato, ahinoi…
Ma andiamo con ordine. I Counterfeit, che hanno iniziato a fare musica nell’ormai lontano 2015, chiudendo di fatto il discorso nel 2020, possono vantare una piccola produzione, che vede pubblicati tre EP e un unico album in studio, “Together We Are Stronger”, datato 2017. Su YouTube si possono trovare brevi estratti di live, anche in acustico, interviste e un paio di video call tra i fratelli Bower estrapolate da Instagram e registrate in periodo di pandemia. Poi un unico, molto apprezzabile, concerto di un’ora, tenutosi nel 2017 al Woodstock Festival Poland (ora Pol'and'Rock Festival). Ho visto questo live a poche ore dalla scoperta del Jamie Bower musicista, mentre avevo ancora negli occhi l’interpretazione magistrale del perfido Vecna e sono rimasto sbalordito. La band suona con una forza incredibile, le teste che si agitano, il sudore, i plettri dei fratelli Bower che fanno scintille (il frontman è anche prima chitarra). Jamie sbrana il palco, dietro la frangia di capelli biondi che nascondono il viso e ogni tanto lasciano intravedere gli occhi color ghiaccio. Sessanta minuti che scorrono forsennati tra head banging e stupore, con la punta dei piedi che martella il pavimento come un metronomo impazzito. Jamie dimostra tutta la sua passione e devozione per il pubblico, fino a decidere di suonare in mezzo alla bolgia, tirando il cavo del microfono al limite e costringendo la security e fare gli straordinari. Personalmente ne ho visti di concerti ma questa ultima parte è qualcosa di assolutamente folle, come non si vedeva ormai da tempo. Questo inciso non vuole snaturare la recensione ma vuole essere una sorta di introduzione a ciò che sto per dire. Together We Are Stronger è un disco potente con forti richiami punk, maturo a livello sonoro e nel contempo fortemente affamato di futuro. “As Yet Untitled”, primo singolo estratto (accompagnato dal relativo video disponibile in rete) ne è la testimonianza diretta. La voce di Jamie Bower graffia e gonfia le vene del suo collo, i riff di Samuel sono prepotenti e rapidi e sembrano voler sgomitare con il rullante, creando un effetto unico:“Raise your fist and look at the dying sun. Cos we, we stand, we stand up for everyone. Without you the show will not carry on. But try as I may I think they like the taste of my blood”
Altra potenza arriva dalla opening “Washed Out”, che strizza da subito l’occhio alle sonorità punk rock che accompagneranno l’intera tracklist. Il timbro di Bower ricorda a tratti quello di Damon Albarn (Blur, Gorillaz), nonostante il diverso approccio con la vocalità.
La stessa sensazione di esuberanza si ha per il brano successivo, “For The Thrill of it”, dove si continua a scatenarsi con la solita trama di riff ubriacanti e dove il cantato rivendica l’amore spregiudicato per una donna bella e contesa. “Close to Your Chest” chiude e accantona solo per un attimo il discorso, dando un’altra sferzata di energia, per poi passare il testimone a pezzi più riflessivi e melodici. Ne è capostipite “Lost Everything”, con un ritornello visionario e corale, che non fa perdere il passo grazie a parentesi scream di Samuel (scream e growl non fanno parte delle corde di Jamie). “You Can’t Rely” è tamburellante, il rullante e il ride accompagnano un cantato a singhiozzo. Molto articolato a livello melodico per la presenza di archi in sottofondo, è il pezzo che personalmente mi è entrato meno in testa, essendo a tratti cantilenante.
Stessa sorte tocca a “Romeo”, che risulta essere alla lunga un po' monotona e martellante, nonostante un testo gradevole. “Addiction” restituisce la scossa e il ritornello, ancora una volta piccante, ricorda le ormai estinte sonorità nu metal di inizio secolo, con tanta forza nelle percussioni che sembrano battagliare con la voce. “Enough” aumenta il voltaggio con uno scream meno grezzo e più convincente, conducendoci verso la fine. La puntina termina il suo lavoro con “Letters to the Lost”, ballad in acustico cantata a squarciagola da Bower, che ci rimanda dritti a quel grunge anni novanta che mi sento di dover scomodare. Jamie parla alla morte, pensando amaramente a quello che ci sarebbe potuto essere ancora sulla terra se non fosse intervenuto prematuramente il cielo. La malinconia del testo fa un chiaro riferimento alla depressione che porta al suicidio. Lo stesso frontman, durante il sopracitato concerto del settembre 2017 in Polonia, ricorda il problema con un saluto affettuoso e sentito a Chester Bennington, tragicamente scomparso due mesi prima.
Pensando alla breve parabola dei Counterfeit ed al rammarico che ci accompagna dopo l’ascolto di questo disco, sembra quasi che “Letters to the Lost” sia stata inserita ad hoc come pezzo conclusivo. Quasi a volersi inconsciamente pentire di aver rinunciato a quella fortissima voglia di futuro, urlata nel loro primo singolo estratto ed in buona parte del loro lavoro.
Ritengo che questa sia una storia da raccontare. La storia di una bella seppur breve parabola musicale, che una brutta e spietata pandemia ha contribuito ad interrompere.
Ma si va avanti, anche se Jamie Campbell Bower, tra impegni da modello e valido attore, ha ormai intrapreso un percorso da solista, su tonalità completamente differenti e molto lontane dal rock.
Together We Are Stronger, da me, prende un bell’otto pieno.
Vi consiglio di ascoltarlo e soprattutto di vederlo con i vostri occhi.
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