GIMME AN F! --------> F!!!

GIMME AN I! --------> I!!!

GIMME AN S! --------> S!!!

GIMME AN H! --------> H!!!

WHAT'S THAT SPELL ??? --------> FISH !!!

WHAT'S THAT SPELL ??? --------> FISH !!!

WHAT'S THAT SPELL ??? --------> FISH !!!

Quel giorno a Woodstock fu qualcosa del genere, solo che al posto di un innocuo "pesce" fu ben altro il messaggio da destinare allo spelling. E quale sarà mai quella parolina tanto oltraggiosa, ugualmente di 4 caratteri, che in inglese comincia per "F"...? La risposta è scontata quanto l'indignazione che quel messaggio, scandito all'unisono da una folla di luridi scapigliati hippies, ebbe a suscitare negli animi di tutti i "benpensanti" del Nuovo Continente. Oggi ci faremmo sopra una risata; ma su QUEL palco e in QUEL contesto, QUELLE 4 lettere furono davvero l'urlo di una generazione che ne aveva abbastanza, di quell'incomprensibile idiota ecatombe indocinese. E senza troppo filosofeggiare, parlava forte e chiaro (troppo, per non farsi capire) facendo così introduzione al ritmo danzereccio di un "indecente" rag campagnolo: lo stesso che apre il qui presente disco, opera del sarcasmo e dell'ironia macabra di uno strano esemplare sociale venuto da El Monte, California, classe 1942. Uno che aveva persino prestato servizio in Marina, ma a vederlo fumato su quel palco pochi ci avrebbero creduto, e adesso si divertiva a prendere per il culo i proclami-lingua gonfia dell'establishment in mimetica: "Avanti, 'o voi uomini cazzuti, zio Sam ha ancora bisogno del vostro aiuto! Mettete via quei libri e imbracciate il fucile, vedrete che ci divertiremo un mondo!". E il "one, two, three" apripista per quello strambo ritornello lasciava spazio a una bella riflessione... una del tipo: "Ma per cosa combattiamo? Non chiederlo a me, per quel che me ne frega... Evviva, si!!! Moriremo tutti!!!". E l'America del vecchio zio Sam si ritira vergognosa in un'angolo, mentre Joe il Campagnolo proferisce con eguale sarcasmo, quasi fosse lo strillone di un luna-park che invita i bimbi alle giostre: "Avanti padri, non esitate, mandate giù i vostri figli prima che sia troppo tardi, e siate i primi nel vostro isolato ad avere un figlio che torna a casa dentro una cassa!!!". E via con le danze, mUUUsica!!! (prima delle bombe...)

Tre quarti d'ora di musica (anno 1967) per capire che quell'esordio di elettricità "per la mente e per il corpo"non poteva restare isolato; e minuto dopo minuto capisci che l'anthem d'apertura era solo il primo mattoncino di un castello, il primo tratto di una parabola meravigliosa sulle strade di una California ribollente di note, il primo sussulto di un'esplosione di creatività che quegli anni raccontano come pochi altri. Minuti da passare per riscoprire il DNA da folksinger di McDonald, che in "Who Am I?" imbraccia un'acustica e s'immagina la vita scorrergli sotto gli occhi, lui in piedi ad ascoltare "l'eco della sua malinconia", il pianto sommesso che risuona dentro tutti noi quando ci prendiamo un po' di tempo per chiederci - "perché"...?

Minuti da passare soccombendo alle favolose acide visioni di una "Pat's Song" che tutti immaginiamo ambientata dentro un'estate senza tempo, mentre fra campanellini e chitarre vediamo questa ragazza di cui nulla si sa, se non che fiori le cingono i capelli e che i delfini si spingono fin sulla riva per baciarle le mani, mentre il suo corpo si confonde con la sabbia e, un coro di fanciulli danzanti intorno a lei, "il suo sorriso colorerà il cielo". E' l'estate dell'amore per antonomasia, del resto, ma anche d'estate la tristezza non ti abbandona e così arriva "Rock Coast Blues", a portare una ventata di agrodolce disincanto. E' l'estate in cui Country Joe sceglie una nuova Musa, "Janis", a sostituire la "Grace" di un disco prima; e in cui sulle note di "Thought Dream" l'organo di David Cohen può alterare la percezione stessa della realtà, così come la chitarra di Barry Melton può imboccare la strada di "jam orientale" solo per dire che l'India non era mai stata così vicina, e che dopo i Byrds e Mike Bloomfield il raga non teme più l'elettricità. E "Magoo" avrebbero potuta inciderla gli Airplane, stessi riverberi e stesse dissonanze, e Jerry Garcia per i suoi dischi solisti avrebbe potuto pensare una "Thursday" ugualmente stralunata e "metamorfica" - più movimenti infilati in 3 minuti e 20 di solo Genio.

Colori, nuovi colori in chiusura. Non per Grace né per Janis, solo per Susan. E un'idea per nulla vaga di cosa poteva diventare quella materia chiamata "folk" al contatto coi bollenti spiriti della Bay Area: il basso di Bruce Barthol e qualche sommesso crash di Chicken Hirsh a formare un cuscino su cui adagiare, lieve, una trasognata rarefatta chitarra. Un cuscino non meno attraente del "surrealistico" suo coetaneo (e siamo pur sempre in quella fatidica annata, eh...).

1967. Appunto.

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