"Frozen River" è cinema indipendente, veramente indipendente. Fotografia sgranata, budget da due spicci, nessuna concessione allo show hollywoodiano.

Opera prima della regista Courtney Hunt, "Frozen River" è la trasposizione sul grande schermo di una storia di tutti i giorni. Siamo negli USA della povertà, nelle zone di frontiera. Le regioni delle camicie di flanella e dei jeans consumati oltre ogni limite. Del freddo e della rassegnazione, della sporcizia e della fame, della criminalità e dell'umanità perduta. Ray, interpretata da una gigantesca Melissa Leo, è stata abbandonata dal marito senza un quattrino. Vive dentro una casa di lamiera insieme ai due figli. Fatica a mettere qualcosa nel piatto che non siano pop-corn per pranzo. Poi scopre un business: trasportare attraverso il fiume San Lorenzo, confine tra Canada e Usa, clandestini che vogliono illegalmente entrare sul suolo americano. La zona dai nativi Mohawk aiuta questa tratta. E' l'unico modo per lei e Lila (Misty Upham) di fare un po' di grano e provare quantomeno a dare un futuro ai propri figli.

Un film uscito ormai quasi 10 anni fa che annovera tutta la disperazione degli Stati Uniti che si inoltravano verso l'abisso della crisi economica. Se è vero che Ray viene abbandonata dal marito, anche le opportunità lavorative sembrano scarseggiare per tenere un livello minimo dignitoso di vita. La regista non fa retorica, non vuole intenerire il pubblico, non si getta nella tipica melassosità che distorce film di questo tipo e rimane saldamente ancorata alla realtà, partorendo un vero e proprio film/documentario di frontiera, che appare tanto vero quanto la quotidianità della storia raccontata. La Hunt segue i personaggi da vicino con la macchina da presa, rifuggendo inquadrature statiche, in modo da creare un mood che sembra quasi voler sottolineare anche stilisticamente la precarietà della vita dei personaggi. Precaria è la vita, precarie le condizioni economiche, precario è attraversare un fiume ghiacciato e avere a che fare con la mafia cinese. Le due donne sono eroine di un mondo disgregato e lottano per non perdere quel pizzico di umanità rimasto.

Sono sempre più rari gioiellini di cinema che non si sottomettono ad un mercato che dopo aver distrutto il cinema indipendente e di genere è riuscito nel suo intento primario: produrre solo blockbuster e mettere tutti di nuovo davanti la tv con il proliferare delle serie televisive. In questo scenario, "Frozen River" è una piccola grande gemma di un cinema old school, visivamente sgraziato e tremendamente reale. Nessuna artificiosità ma vero e quotidiano dramma di chi è confinato ai margini.

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