Davey Ray Moor se n'è andato. E si sente!
Dopo l'omonimo folgorante esordio del 2000 e l'altrettanto acclamato seguito del 2002, i Cousteau giungono al fatidico terzo album senza il loro uomo guida.
Uscito in sordina circa un lustro fa, il primo album, inizialmente stampato in poche copie, ricevette una decisiva spinta verso il successo grazie all'ammmaliante singolo "The Last Good Day Of The Year" benedetto addirittura da, udite udite, Platinette.
La casa discografica (avvoltoi) pensò bene di ristampare il disco con immancabili bonus tracks e di renderlo reperibile anche nei supermercati.
Tutto l'album si muoveva in territori soft immerso in incantevoli ballate fra trombe, contrabbassi, languidi tocchi pianistici e aria after midnight condita da bourbon e sigaretta tra le dita.
"Sirena" giunto due anni dopo non faceva altro che ricalcare le orme del predecessore e se l'effetto sorpresa poteva dirsi finito, non altrettanto si poteva dire sulla qualità e l'intensità dei brani.
Alla luce di questo terzo album, bisogna riconoscere che i Cousteau avevano poche vie d'uscita e forse Davey Ray Moor, abbandonando la nave, lo ha capito prima degli altri.
I superstiti incerti sul da farsi (hanno addirittura pensato di riciclarsi in Moreau), affidano il timone all'ipertatuato cantante Liam McKahey, che firma o co-firma quasi tutti i dieci brani di questa nuova fatica discografica.
Ma, se non si ha nel sangue, è difficile inventarsi songwriter e il risultato che ne consegue è un album sciapo, senza capo nè coda e senza un brano che si elevi sugli altri. Il genere è sempre quello, la voce di Liam McKahey e sempre quella, del crooner confidenziale, ammaliante, seducente, ma le canzoni stentato a rimanere nella memoria.
Durante l'ascolto si aspetta il brano che ci faccia sobbalzare dalla poltrona, ma alla fine rimane solo tedio e noia con la netta impressione di tirare stancamente a campare.
Mi viene il dubbio che abbiano voluto sfruttare il nome della band andando a ripescare i brani scartati dalle sessions dei due album precedenti.
Non me la sento di infierire oltre, ma se siete interessati ai Cousteau andate a recuperare i primi due album.
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