Un'intelligenza sociologica a ispirare l'immaginario di questi Crack Cloud in effetti c'è, e agisce. Poi: è chiaro che noi siamo ormai troppo sgamati, e a determinate proposte sempre reagiamo con l'ah ok, ci stanno provando; ma: tenuto conto che certo opinionismo musicale non distingue il valore dalla velleitareità, velletarietà, velleitarietà, insomma dalle velleità, e di conseguenza neppure certo pubblico, allora vai sicura, band canadese post punk, di concept video su Youtube in quattro capitoli, in un trionfo a tinte kolossal di raverz slavi in total Adidas che si muovono convulsi o in danze contemporanee, armati come Guerrieri della notte, attraverso paesaggi urbani da distopia cyber punk e discariche periferiche, accampamenti rom, tra roghi e battaglie campali, occhi strabuzzati e faccette truci, nel segno del filo est-europeismo metrico che in uno-due ha decretato il successo persino di un gruppo barzelletta come i Molchat Doma (che dalla loro almeno hanno i passaporti bielorussi per davvero), come se architettura brutalista più cirillico in copertina facessero il comunismo.
Però la musica resta poca, che tra una citazione e l'altra pare riuscire meglio quando ricalca i peggiori Ultravox. E il calco metrico del post punk slavo è ridicolo se siete canadesi e appena virate sul melodico (l'imbarazzante Angel Dust) siete gli Arcade Fire. E nessun arrangiamento di fiati e archi, nessun video patinato, vocoder, soluzione ritmica, necessità di affrancarsi dal genere, raccatterebbe un pezzo come The Next Fix dalla mondezza.
Peccato, perché il precedente (omonimo, 2016) porgeva alla scena degli epigoni dignitosissimi di certe esperienze newyorkesi (Contortions, Bush Tetras, e ballotta), su belle trame da Gang Of Four che sprizzavano realismo socialista.
Ci terremo allora il side project Nov3l, e pazienza.
Carico i commenti... con calma