Prima o poi tutte le band danno alle stampe un album sbagliato: i Cradle Of Filth hanno "timbrato il cartellino" nel 2003, con "Damnation And A Day", primo (e unico) album della Culla dell'Oscenità pubblicato dalla Sony Records. Per questo disco vale suppergiù lo stesso discorso di "6 DOIT" dei DT, ovvero: album troppo lunghi e complessi, realizzati con la sola foga di strafare e lasciare fans e critica a bocca aperta NON PAGA MAI.

"Damnation And A Day" ha comunque i suoi pregi (solo due, a dire la verità): l'artwork come al solito stupendo e curatissimo (anche se poco gotico per gli standard della band) e i testi di Dani Filth, come al solito unici nel loro genere, che nel caso specifico incorporano innumerevoli citazioni bibliche. Intrigante anche la struttura dell'album, che si presenta diviso in quattro sezioni (Fantasia Down, Paradise Lost, Sewer Side Up, The Scented Garden) composte da tre canzoni ciascuna più un intro e un'outro per la sezione finale, per un totale di ben 17 tracce.

Si, d'accordo, tutto molto bello, ma la musica? Ecco, proprio questo è il punto dolente... "Damnation And A Day" presenta canzoni assolutamente fiacche, monocordi e ripetitive, assolutamente lontane tanto dalle pugnalate di "The Principle Of Evil Made Flesh", quanto dalla gotica orecchiabilità di "Nymphetamine" o "Thornograhy". Spiccano nel mucchio selvaggio "Carrion" intodotta da un riff molto martellante e ben riuscito (non posso dire altrettanto della canzone...), l'orecchiabile "Mannequin", caruccia ma decisamente inconsistente per essere la canzone manifesto di un album e l'orientaleggiante "Doberman Pharaoh", si rifà al tema bibilico dell'Esodo e delle sette piaghe d'Egitto. Per il resto a pezzi discreti come "The Promise Of Fever" si alternano altri irrimediabilmente lunghi e noiosi come "Presents From The Poison Hearted" o "Better To Reign In Hell" (complimenti per il titolo degno dei Deicide meno ispirati...). Inconsistente l'apporto dell'orchesta sinfonica di Budapest, che di fatto si limita alle intro e a qualche comparsata qua e la così come il riffing, decisamente anonimo (da un maestro come Paul Allender è lecito aspettarsi molto di più)

In conclusione "Damnation And A Day" è un album (caso unico nella stupenda discografia dei Cradle) realizzato più con la testa che con il cuore, che punta a stupire a tutti i costi finendo solo con l'annoiare. Se come il sottoscritto siete dei Filthsters accaniti e avete la fortuna di trovarlo a prezzo scontato potere pure togliervi lo sfizio, altrimenti ve lo sconsiglio, soprattutto se siete dei neofiti della Culla dell'Oscenità.

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