Prendi due studentelli dediti al culto di Lovencraft,.

Prendi una copertina tipo Balthus...

Prendi il gusto della stranezza, che è proprio un gusto sapete, fatto di avventura, certo, ma anche di un po di malattia sbattuta in faccia ai sani...

Poi prendi il fatto che il Belgio esiste davvero e, tra l'altro, meno male, che questi non li voleva nessuno e quando furono defenestrati dalla Factory di Toni Wilson fu appunto un'etichetta belga a produrre il gioiellino in questione.

Ecco, son quelle cose che mi riempiono il cuore di gioia. Come se tutte le confuse chimere (che sempre si agitano nel nostro cuore) confuse non fossero più. Han trovato una forma, magari confusa anche lei, ma pur sempre una forma.

La traccia 6, fate conto. Una roba un po scema e un po' spezzacuore, un gruppo di spostati che canta intorno al fuoco.

Quattro e cinque sono invece, rispettivamente: un folk stracciato e marziale in presa diretta da un pub che, cazzo, mi piacerebbe sapere dov'è; e una corsa psichedelico/wave sparata a velocità talmente folle che, ogni volta, ogni santissima volta, ci rimani secco.

Ecco, io sarei già contento così...

Ma ci sono anche momenti quasi Residents e momenti quasi pop. Per non dire di quelli quasi boh...

Un difetto? Quando allungano il brodo rompono un po le palle. Ma non si può avere tutto.

E comunque, si, il Belgio esiste davvero...

Che poi, or mi sovviene, la più bella creatura terrestre da me conosciuta (purtroppo non in senso biblico) sosteneva appunto di provenire da quelle parti.

Solo che poi, dopo averle detto una cosa tipo “la tua bellezza è quasi irreale” e non aver ricevuto la risposta che una femmina degna di questo nome dovrebbe dare, in un vuoto d'anima ascrivibile al genere “la volpe e l'uva”, la liquidai mentalmente come “la solita stronzetta francese”...

Era belga però...

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