Montebeuna: do ciese, n'ospedae e tanti capanoni. Serata fresca, piovosa, in mezzo a una campagna buia, attraversando paesi che suonano di rustico: Caerano, Vallà, Resana, Maser. L'Osteria da Tocchetto è dietro la stazione delle corriere, che è dietro a quella dei treni. Niente indirizzo, niente telefono (paga le bollette, Tocchetto, dai!), figuriamoci una mail. Inizio previsto alle 19 (?). Arriviamo alle nove. Il popolo indie trevigiano è già raccolto per sentire la terza data europea dei Crippled Black Phoenix: bassista dei Mogwai, batterista degli Electric Wizard, prodotti dalla Invada di Geoff Barrow, Portishead. Tra Ginevra, Roma, Berlino e Londra: Montebeuna. Annuncio del genere: endtime ballads. Ottimo così. Se ci sono vino, panini al salame e birra (un litro 5 euro, grande Tocchetto: fanculo le bollette), meglio ancora. Il popolo indie trevigiano magna, beve e bestema.

I Crippled Black Phoenix non sono ancora arrivati. Suoneranno fuori dall'osteria, in un capannone dove i veci de Montebeuna fino a qualche anno fa giocavano a bocce. Ci sono ancora le scritte e i disegni delle piste. Senti ancora l'eco del vecio del paese che sta lanciando: "Longa!...". In fondo, il palco. Dietro, due teloni sporchi di fango a coprire lo scheletro del capannone. Al centro, una vecchia Panda scassata ricoperta di polvere. Ci dicono che è del vecchio proprietario di Tocchetto, che forse è morto, forse non gliene frega più un cazzo della Panda. Sta lì, punto. Qualcuno ci fa disegni sulla polvere, qualcuno ci scrive bestemmie. Grandissima democrazia. Alle nove e mezza arriva un pulmino: sono loro. Vengono direttamente da Ginevra: ci diranno che il pulmino ha dato dei problemi, sono partiti con tre ore di ritardo, hanno attraversato il traffic jam di Milan e hanno trovato big thunderstorms. E gli indie trevigiani, giù di vino e bestemmie. Grandi lo stesso, anche se suoneranno meno. Mentre i Crippled Black Phoenix fanno un soundcheck approssimativo li studiamo. Sono in otto: il cantante imberbe, Erik il Barbaro a una chitarra, il capobranco grunge all'altra, Dominic Aitchison al basso, un odontoiatra greco alle tastiere, Boris (il cuoco di "Fracchia contro Dracula") a tastiere e synth, un hippie alla batteria, una larga al violoncello. In complesso, puzzano davvero tanto. 

Si parte con "The Lament Of The Nithered Mercenary", ossia una lagna in loop di Boris (tremenda); segue "Rise Up And Fight", grezza e ubriaca: in quattro e quattr'otto le fenici zoppe hanno messo su un sound di tutto rispetto. Ci sono passaggi che sanno di grunge, altri che odorano di britrock, qualche fraseggio di piano alla Coldplay. "Really, How'd It Get This Way?" è un signor pezzo, che dal vivo è reso più potente e massiccio, anche se violoncello, piano, acustica e fisarmonica restano la base di un tessuto che sa di marinaresco nordico, ossianico e nostalgico. L'altro momento migliore è "Goodnight, Europe", in cui l'assolo un po' truzzo di Erik il Barbaro precede un riff finale elementare ma tagliente. Sono sempre due accordi che si susseguono con ritmo ipnotico, come le ruote dei mulini, e sopra i Crippled Black Phoenix ci costruiscono, ci tramano. Musica che esalta tantissimo chi suona, da estasi prolungata, quando la band è affiatata. I Crippled Black Phoenix lo sono e gli indie trevigiani apprezzano. Nel silenzio tra due pezzi si sente un "froci!". Loro rispondono: "Grazi milli". Ancora intensa "Suppose I Told The Truth", così come "When You're Gone". Gran finale con una "Sharks And Storms" trascinata come un peso morto, con l'intermezzo elegiaco a sottolineare che di melodia i Crippled Black Phoenix ne hanno eccome. Per questo è difficile trovare modelli: più Pink Floyd che Mogwai. Unica nota a margine: troppo bassa la voce del cantante imberbe, quasi inavvertibile a tratti. Le ballate dei Crippled Black Phoenix sono nuvolose, da coste a picco su un mare color malta, col vento che ti dà schiaffi per farti muovere il culo. Basterebbe la musica. Ma se il testo c'è, che almeno si senta.

Alla fine gli otto sono contenti, gli indie trevigiani pure, così come la polizia, che se ne va, e i vicini. Autografi, merchandise. La violoncellista si rovescia del vino sulla taglia settima. Un trevigiano glielo fa notare: "Wine into your nipple. It is a good lucky (?) sign". Benon. Ad avvicinarsi ad Erik il Barbaro (losangelino) ci vuole coraggio: puzza davvero, fa paura, sembra un vichingo. Un tizio gli si accosta: "Saraeo iu queo dei moguei?...". "No", gli faccio, "è il pelato laggiù". Il tizio abbandona Erik, che si staglia vicino alla Panda, solo e austero. Un altro tizio cerca di parlare con Dominic, ma spiccica male l'inglese. Si gira verso una ragazza affianco: "Come casso se dixe 'bocce' in inglese?". Boris parla con un autoctono che si scusa perché "so mexo drunk". Boris ride e si gratta la testa in continuazione. Il mio disco lo autografa facendo un disegno di un omino che si gratta la testa, con una freccia e la firma Matt (anche se lui, in realtà, si chiama Team Brick, cioè Squadra Mattone. Matt = Mattone?). Temo, in ogni caso, che Squadra abbia qualche problema con i pidocchi. Ma vaglielo a dire: come casso se dixe 'pidoci' in inglese?

La provinciale che passa davanti a Tocchetto è già vuota. Passa solo qualche disperato della notte che si chiede cossa saraeo tì 'sto casin a Montebeuna... I Crippled Black Phoenix risalgono sul pulmino: domani Roma, poi Berlino e Londra. Faranno strada, ci diciamo, in tutti i sensi. Noi riattraversiamo Caerano, San Giorgio delle Pertiche e Campodarsego. Meno strada, pioggia e campi, ma va bene così: le endtime ballads calzano anche da queste parti, e forse persino di più.  

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