I Crisis, questi sconosciuti. Proprio così viene da pensare consultando Internet, che a parte qualche recensione sugli ultimi album e i soliti commenti (neanche tanti, per la verità) inseriti nei forum e nei fan-site, non offre informazioni esaurienti sul complesso newyorkese. Di più: è il caso di dire che i Crisis non hanno ancora riscosso il successo meritato (o hanno cominciato a ottenerlo tardi), nonostante più di dieci anni di carriera alle spalle e larghissimi consensi di critica, forse perché considerati troppo urticanti da chi ama sonorità alternative o, peggio, troppo poco "ortodossi" da chi invece è patito di sonorità più estreme. Ma si sa, molte cose valide, per parafrasare quel filosofo, restano nascoste. O, quantomeno, underground.
I Crisis si formano all'inizio degli anni '90 in quel di New York attorno alla carismatica figura di Karyn Crisis, dotata cantante metal e artista visionaria (è lei che cura l'inquietante artwork dei vari album - alcuni suoi disegni, tra l'altro, sono stati da poco messi in vendita su ebay). Completano la line-up originaria un chitarrista afgano, Afzaal Nasiruddeen, un bassista coreano, Gia Chuan Wang, e un batterista americano, Fred Waring. Scopo di questo complesso multietnico è dare vita a "qualcosa di unico e differente dalle altre band" (Karyn a hmp. it): il risultato è una miscela di vari generi pesanti velenosa, originale e avanti per i tempi. La band debutta nel '94 con Crisis; nel '96 concede il bis con Deathshead Extermination (prodotto da Steve McCallister e Nasiruddeen, edito dalla Metal Blade), album che ora vado a recensire. Si parlava di una miscela di vari generi pesanti. L'influsso death, particolarmente evidente nell'uno-due "Bloodlines"-"Nowhere But Lost", non è certo l'unico presente in Deathshead Extermination (e nel sound dei Crisis in generale): i riff ritmici di Nasiruddeen, violenti e immediati ma piuttosto distanti dalle coordinate thrash, rimandano infatti tanto al noise-rock quanto a certo hardcore: un riffing asciutto ma mai monotono, dunque. Qua e là emergono anche le reminescenze industrial-rumoriste del chitarrista (che suonava, insieme a Waring, nei Stalwart, gruppo appunto industrial), ad esempio nell'eccellente "Working Out The Graves", che con "Different Ways Of Decay" è uno dei momenti del disco che rimangono impressi nella mente sin dai primi ascolti. Non mancano aperture melodiche ("The Watcher", "Methodology"), mentre sono del tutto assenti veri e propri assoli. La batteria si muove per lo più su mezzi tempi marziali, a volte quasi tribali (come nelle strofe di "2 Minutes Hate"), e riesce a creare, sostenuta dagli arpeggi del basso, un groove ipnotico: si ha quasi l'impressione che la sezione ritmica cerchi di "stordire" l'ascoltatore per lasciarlo inerme di fronte alla violenza della chitarra. Ma la vera plusvalenza è la performance di Karyn Crisis, che esibisce una versatilità impressionante: dallo screaming allo spoken word, dal cantato pulito al growl, una dissociazione vocale rabbiosa e psicotica che genera un impatto emotivo fortissimo. Non è azzardato dire, per fare un'osservazione di carattere "storico", che la vocalist dei Crisis, al pari nomi quali Burton C. Bell (Fear Factory) e Jonathan Davis (Korn), ha anticipato quel modo di cantare sdoppiato ed eclettico che è ormai uno dei tratti tipici del metallo alternativo e "nu" - anche se pochi, in effetti, raggiungono la cattiveria di Karyn. Degni di nota sono anche i testi della cantante, pervasi da un radicale antagonismo verso il degrado attuale della società, come vuole la miglior prassi punk-core, e pieni di allucinate visioni sul degrado del futuro prossimo.
Insomma, come avrete capito, Deathshead Extermination è un album dalla personalità spiccatissima e ricco di soluzioni interessanti, un vero e proprio fulmine a ciel sereno nella scena estrema della metà degli novanta - e non solo. Se non conoscete i Crisis, procuratevi almeno questo disco, che ad oggi è probabilmente il loro capolavoro. Così avrete anche modo di intuire quanto sia ingiusta loro condizione di "sconosciuti" - almeno rispetto a certi campioni di vendite dell'area alternative per cui il melting pot newyorkese è stato senz'altro un influenza importante, anzi: "non solo siamo stati un'influenza per molte band - dice Karyn - ma siamo stati in alcuni casi anche derubati". Se cercate qualcosa di "apocalittico" e fuori dagli schemi, Deathshead Extermination fa il caso vostro.
Carico i commenti... con calma